Categoria: Strategie

  • Perché i bambini mordono? Cause e strategie utili

    Perché i bambini mordono? Cause e strategie utili

    Durante gli anni di lavoro in asilo, mi è capitato di assistere a morsi di bambini piccolissimi e già grandi, verbali e non verbali, morsi per gioco – stavano facendo a finta di essere t-rex che andavano a caccia – e morsi di frustrazione – non le dava il gioco, si lancia a pieno corpo sull’altra bimba che cerca di fuggire, la ferma attacandosi alla schiena con i dentini affilati di una duenne. Anche Zara mi ha morso in diverse occasioni, sulle braccia, sulle gambe e, ahimè, allattando – quest’ultima, un’esperienza che non auguro a nessuno. Insomma, i bambini mordono, non ci piace, è un gesto animale che ci fa sentire profondamente a disagio, ma accade ed è importante capirne le ragioni e sapere come reagire. Se sei arrivato a questo articolo, è probabile che anche il tuo bambino morda e che tu sia alla ricerca di soluzioni e spiegazioni.

     

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi

    Consulente Montessori e del Sonno Infantile. Seguimi su Instagram Spotify per tutto il supporto alla genitorialità di cui hai bisogno. 

    Se sei alla ricerca di soluzioni e spiegazioni per affrontare i morsi del tuo bambino, sei nel posto giusto. 

    In questo articolo troverai:

    • I motivi per cui i bambini mordono, a seconda dell’età
    • Strategie su come prevenire i morsi
    • Suggerimenti su come comportarti e reagire al morso

    come capire perchè il tuo bambino morde

    Nei prossimi paragrafi ti racconto i motivi più comuni per cui i bambini mordono, a seconda dell’età, ma per ora porta un po’ di pazienza. Vorrei riflettere con te su un aspetto essenziale per capire i comportamenti di ogni bambino. 

    Gli esseri umani sono dotati di una forte inclinazione alla comunicazione e alla socializzazione, e i bambini non fanno differenza. Fin dalla nascita, utilizzano le risorse che hanno a disposizione per comunicare i propri bisogni e le proprie emozioni, anche quando non sono ancora in grado di decodificarli da soli. Ogni comportamento, soprattutto quelli che ci mettono più alla prova, è l’espressione di un bisogno o un tentativo di comunicare uno stato d’animo. Ora, rimani con me. 

    A questo proposito, lo sapevi che io e Miriam Capurso abbiamo scritto un libro dedicato proprio alla comunicazione? In questo libro trovi tutto quello che ti serve sapere su come i bambini comunicano e su come comunicare con loro dalla nascita fino ai 3 anni.

     

     

    La comunicazione gentile si basa sul rispetto reciproco tra genitore e figlio, che consente di instaurare una connessione profonda fondata sull’onestà e l’empatia. In questa relazione, il bambino cresce sentendosi al sicuro e libero di esprimere le proprie emozioni”! 

    La Comunicazione Gentile

    Perchè è importante capire la ragione del morso

    Se mi segui da un po’, sai che ancora prima di parlare di strategie e soluzioni, mi piace soffermarmi su cosa succede nella vita di un bambino in una particolare fase della crescita. Questo perché avere delle conoscenze chiare sugli stadi di sviluppo di un bambino, ci permette di capire cosa stia accadendo, le ragioni di un particolare comportamento e agire di conseguenza. Se capiamo cosa sta accadendo, è più facile trovare una soluzione e supportare il bambino nel modo più appropriato. Non solo, credo che la ragione per cui molti genitori facciano fatica a mantenere la calma davanti ai comportamenti difficili dei propri bambini, sia la sensazione di mancanza di controllo. Non capiamo cosa stia accadendo e non sappiamo che cosa fare. Presi dalla stanchezza e dalle mille direzioni in cui veniamo tirati, finiamo per alzare la voce e perdere la calma.

    Nei prossimi paragrafi, ti racconto le principali ragioni per cui i bambini mordono, a seconda dell’età. Ricorda, la suddivisione è fatta per comodità, ma non deve essere presa alla lettera. Se il tuo bambino ha, per esempio, 13 mesi o 11, potrebbe avere senso leggere sia il primo che il secondo paragrafo. 

    bambino che morde un gioco

    Dalla nascita ai 12 mesi

    I morsi nel primo anno sono forse i più facili da gestire, perché le ragioni sono abbastanza evidenti. Il fatto che non abbiano denti purtroppo non significa che i morsi non facciano mal – quelle gengive sdentate, cosi adorabili quando ridono, sono sorprendentemente forti!
    Ma che cosa spinge un bimbo così piccolo a mordere? Una delle cause più comuni del morso nei bambini sotto un anno è il fastidio causato da un nuovo dentino che sta per spuntare. Le gengive, in questa fase, sono gonfie e dolenti e, per cercare sollievo al prurito e al dolore, il tuo bimbo potrebbe mettere in bocca più oggetti del solito e morderli con forza. Talvolta, potrebbe anche mordere gli adulti. Se invece non noti nessun nuovo dente, la causa del morso potrebbe semplicemente essere il desiderio di esplorazione. La bocca, nel primo anno, permette al tuo bambino di scoprire il mondo e gli oggetti che tocca. Non potendo ancora valutare la propria forza o il dolore che potrebbe causare, il morso accade in modo inconsapevole.

    Dai 12 mesi ai 3 anni

    In questa fase della crescita del tuo bimbo, sono tante le cose che accadono. Inizia a camminare e a dire le prime parole. Ha qualche abilità in più, maggiore consapevolezza e tanta voglia di fare da solo. Soprattutto a partire dai 15 mesi in poi, potresti notare dei nuovi comportamenti aggressivi e delle esplosioni di frustrazione e rabbia, spesso causati dalla difficoltà di fare tutto ciò che vorrebbe, di esprimersi e farsi capire. Oltre a questo, la sua abilità di gestire le proprie emozioni è a malapena sviluppata, e il morso diventa un modo di esprimere quello che prova. Per i bambini sotti ai 2 anni, il desiderio di esplorazione e la curiosità di vedere la reazione degli altri, può essere un’altra causa. Talvolta, anche fame e stanchezza, possono giocare un ruolo importante. 

    bambini più grandi di 3 anni

    Per quanto sia meno comune il morso nei bambini più grandi, può alle volte capitare, soprattutto per quei bambini che hanno ancora difficoltà di linguaggio o nelle gestione delle emozioni. Può per esempio succedere durante il gioco con altri bambini, o essere causato da una crisi emotiva e rivolto ai genitori. Anche in questo caso, il morso esprime una difficoltà emotiva, di socializzazione e talvolta anche di linguaggio. Si tende a volte ad aspettarsi molto dai bambini di 3 o 4 anni, senza rendersi conto che hanno ancora molta strada da fare per imparare a socializzare in maniera positiva. 

    A seguire, trovi tutte le strategie per aiutare il tuo bambino a superare questa fase. 

    Strategie per supportare i bambini che mordono

    La prima cosa importante da fare è mantenere la calma e ricordare che, qualunque sia l’età del tuo bambino e la causa scatenante, sta cercando di comunicare quello che prova e non ha altri mezzi per farlo. Una reazione ferma e controllata, aiuta il bambino a calmarsi a sua volta e a focalizzare la sua attenzione sulle tue parole. 

    Cosa dire

    Evita di sgridare il tuo bambino o di dargli spiegazioni lunghe sul perchè non può mordere. Usa poche parole per spiegare che il morso fa male e focalizzati su quella che pensi sia la causa del morso. Quali abilità ancora non possiede? Non sa come chiedere un gioco? Non ha altri modi per gestire la rabbia? Fa fatica ad aspettare il suo turno? Usa le tue parole per guidarlo ad imparare queste abilità. 

    Cosa fare

    • Per i bambini sotto l’anno, potrebbe essere utile offrire degli oggetti da masticare ed esplorare in sicurezza, in modo da soddisfare quel bisogno forte di mettere tutto in bocca. 
    • Per i bambini più grandi, invece, modella l’interazione che ti aspetti, a seconda dei casi. Ad esempio, nel caso di un gioco che entrambi vogliono, potresti dimostrare come chiederlo. Se il morso accade in un momento di frustrazione, puoi anche riflettere su come l’ambiente e le regole che poni supportino il desiderio innato di esplorazione del tuo bambin. Cerca di utilizzare un linguaggio positivo e di creare occasioni per fare da solo in autonomia

    Se hai trovato questo articolo interessante, e vuoi saperne di più su come gestire i comportamenti aggressivi dei bambini, leggi questo articolo. Se invece hai bisogno di un supporto personalizzato, contattami per una consulenza.

  • Gestire i comportamenti aggressivi dei bambini

    Gestire i comportamenti aggressivi dei bambini

    I comportamenti aggressivi dei bambini, che siano morsi, spinte o sberle sono difficili da gestire per tutti i genitori. Se ti sei trovatə a giustificare un momento di rabbia e aggressività di fronte ad altri genitori o familiari, conosci bene quel senso di imbarazzo e vergogna. Ti potresti essere sentito mortificato e perfino aver messo in dubbio le tue abilità genitoriali. O magari ti è capitato di essere fisicamente aggredito dal tuo bambino durante una crisi emotiva. Qualsiasi sia la situazione, non è mai piacevole.

    Prima di capire perchè questi episodi accadono e come comportarsi, permettimi di rassicurarti: tuə figliə non è un mostro – (ok, va bene se continui a pensarlo per altri motivi, ma almeno togliti il dubbio su questo!). I comportamenti aggressivi sono comuni e normali. Fai un respiro profondo e liberati dall’ansia, se puoi, perchè solo con tanta calma interiore potrai guidare il tuo bambino a socializzare in maniera positiva. 

    In questo articolo ti racconto: 

    • Le cause dell’aggressività dei bambini
    • Cosa fare se il tuo bambino aggredisce un altro
    • Cosa fare se il tuo bambino è aggressivo con te.

    Non solo….

    Non perdere l’ultimo paragrafo per leggere la mia esperienza con Zara e scoprire come mi sono comportata. 

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile.

     In questo articolo ti racconto quali sono le cause più comuni dei comportamenti aggressivi dei bambini e ti consiglio alcune strategie per gestirli in maniera positiva.

    Cosa causa l’aggressività dei bambini

    Per comprendere le radici dei comportamenti aggressivi dei bambini, dobbiamo riflettere per un momento sulle fasi crescita che attraversano nei primi anni (lo so, non riesco a farne a meno, ma è davvero importante!). Si tratta, infatti, di un periodo di sviluppo intensissimo, in cui vengono poste le basi della personalità e il bambino compie i primi passi verso l’indipendenza fisica. In questo periodo, affinchè il tuo bimbo possa interagire in maniera positiva con gli altri, deve iniziare a sviluppare delle abilità importanti. E’ proprio il fatto che non le possiede a causare i momenti di aggressività. Vediamo quali sono:  

    1. La capacità di gestire le proprie emozioni. Un processo luuuuungo che inizia alla nascita e termina attorno ai 25 anni. Il tuo bimbo deve imparare a riconoscerle, dargli un nome, gestirle e dargli sfogo attraverso un comportamento accettabile dalla società. 

    2. Le abilità sociali, ovvero tutto quello che riguarda l’interazione con gli altri. Questo va a braccetto con la comprensione delle norme del vivere in società, ovvero i comportamenti ritenuti accettabili dalla società in cui viviamo. 

    3. La capacità di empatizzare e di mettersi nei panni degli altri. Questa abilità è legata non solo alle emozioni ma ad un particolare processo cognitivo chiamato “Teoria della mente”. Si tratta di un traguardo dello sviluppo del cervello che viene raggiunto di solito non prima dei 4 anni e ci permette di immaginare, nella nostra mente, un punto di vista differente dal nostro. 

    4. Lo sviluppo del linguaggio, che è essenziale per interagire, descrivere ciò che proviamo, negoziare, ecc. 

    5. Il controllo dei propri impulsi, che è a sua volta legato alla consapevolezza di sè, la conoscenza delle regole della società, l’empatia e il linguaggio. 

    Bambina con viso arrabbiato: la rabbia causa spesso i comportamenti aggressivi dei bambini

    Come gestire l’aggressività dei bambini

    Come abbiamo detto, solo quando il tuo bambino svilupperà tutte queste abilità, potrà interagire in maniera positiva e senza aggressività. Nel frattempo, come comportarsi quando aggredisce un altro? il fatto che questi comportamenti siano appropriati alla sua età di sviluppo, non li rende accettabili e il nostro comportamento può davvero fare la differenza. Ti dirò di più: il tuo bambino ha bisogno di te più che mai! 

     

    Cosa fare se il tuo bambino aggredisce un altro

    Il primo passo è comprendere che cosa sta alla base di quel comportamento. Prova a domandarti: durante questa interazione fisica, quale abilità gli è mancata? Come posso aiutarlo a sviluppare questa abilità? Per esempio, nel caso di un bambino che prende un gioco ad un altro, e nel farlo lo spinge, quello che gli manca è la comprensione delle regole della società. Spiega “Ci stava giocando lui, devi aspettare il tuo turno” e suggeriscigli cosa dire: “Volevi chiedergli quel gioco? Gli puoi dire, posso prenderlo?”. Possiamo poi portare la sua attenzione sulle emozioni del bambino “Guarda, piange, poverino” e invitare a riparare “Vuoi dargli un abbraccio?”

    Nell’episodio “Come gestire i momenti di fisicità con gentilezza” trovi altri esempi di come puoi supportare il tuo bambino a sviluppare queste abilità.

    Cosa fare se alza le mani su di te

    Durante una consulenza, un genitore mi hanno raccontato della difficoltà recente che stava attraversando con il suo bimbo. Il momento della nanna era diventato difficile per tutti, a causa delle interazioni fisiche del bimbo con la mamma. E’ probabile che la causa fosse un accumulo di energie durante la giornata a cui il bambino non riusciva a dare sfogo. Un’altra causa probabile, una richiesta di attenzioni e difficoltà a separarsi: con questo comportamento il bambino allungava la routine della nanna e allontanava il momento della separazione. 

    In questi casi, è di nuovo importante lavorare alla radice del problema, creando tanti momenti di condivisione in cui possiamo dedicare tutta la nostra attenzione. Altrettanto importante è dare la possibilità di muoversi quanto più possibile. Infine, comunicare in maniera chiara che questo comportamento non è accettabile, spiegandone le conseguenze. “Vorrei tanto stare con te fino a che non ti addormenti, ma se mi fai male, devo andare via.”

    In conclusione

    Come abbiamo visto, i comportamenti aggressivi dei bambini sono comuni e parte del loro sviluppo. La cosa migliore che tu possa fare per aiutare il tuo bambino in quei momenti è mantenere la calma e focalizzarti su quelle abilità che ancora non possiede. In questo modo, potrai guidarlo con gentilezza e empatia nello sviluppo.

    Approfondisci questo argomento nel corso “Guida alla comunicazione positiva“, dove trovi tante altre strategie su come accompagnare i bambini nello sviluppo di abilità essenziali per interagire in maniera positiva. 

    Mi ero quasi dimenticata che…

    Vi avevo promesso che vi avrei raccontato di un’interazione poco gentile che ha protagonista la mia bambina, Zara, attorno ai 18 mesi. Eravamo al parco e stavamo giocando serenamente sul prato, quando è arrivata una sua amichetta che aveva portato alcuni suoi giochi da casa. Una di queste era una macchinina rossa, che Zara ha subito adocchiato. Dopo aver cercato di prenderla un paio di volte senza successo, ha cominciato ad innervosirsi, fino a spaventare l’altra che, d’istinto ha cercato di allontanarsi. Zara, con una mossa felina, l’ha letteralmente placcata, messa a terra e, senza pietà, le ha morsicato la schiena, lasciandole un livido blu da paura. Tutto questo sotto gli occhi inorriditi della mamma e allibiti, i miei. 

    Come ho reagito

    Dopo aver gridato un NOOOOO istintivo ed essermi scusata con la mamma e la bambina, ho preso in braccio Zara e ci siamo allontanate. Le ho detto “Amore, i morsi fanno male. Mordiamo solo le cose da mangiare, non le persone”. Ci siamo poi riavvicinate e le ho fatto vedere la bambina che piangeva “Guarda, piange, le hai fatto tanto male.” Le ho poi chiesto come voleva riparare “Cosa possiamo fare per farla stare meglio? Le chiediamo se vuole un abbraccio?” Zara ha annuito e le ho chiesto se voleva una coccola da Zara, che – giustamente- ha rifiutato. Ho di nuovo chiesto scusa alla bambina e alla mamma, che fortunatamente è stata molto comprensiva. Nei giorni successivi, le ho ricordato ancora l’episodio e il fatto che i morsi fanno molto male. Per fortuna, non è più capitato. 

  • Educare Senza Minacciare: è possibile?

    Educare Senza Minacciare: è possibile?

    E’ possibile educare senza minacciare? Te lo racconto in questo articolo. (Super spoiler, la risposta è si, e ti spiego anche come costruire un rapporto basato sul rispetto con il metodo Montessori).

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile.

    In questo articolo parlo di disciplina senza minacce. La parte preferita del mio lavoro è aiutare i genitori con strategie concrete

    Alzi la mano chi non ricorda almeno una minaccia ricevuta dai propri genitori durante l’infanzia. Frasi come «Se non metti a posto, butto via tutti i tuoi giochi!» oppure «Guarda che ti lasciamo qui!» erano, e purtroppo sono ancora oggi, talmente comuni che spesso non ci si ferma nemmeno a metterle in discussione.

    Recentemente ho pubblicato un reel sul mio account Instagram (seguimi, per una versione breve di consigli e strategie), invitando a riflettere sulla minaccia di lasciare un bambino al parco quando non vuole andare via. Questo non è il primo dei metodi educativi più o meno tradizionali che critico. 

    Basta dare un’occhiata ai numerosi commenti e visualizzazioni per capire quante persone abbiano subito questo tipo di minaccia o la usino ancora oggi per comunicare con i propri bambini. Se da un lato alcuni hanno trovato la mia posizione un po’ estrema (del tipo “il bambino non subisce un trauma, quindi qual è il problema?”), per altri è stato evidente quanto le minacce rappresentino una forma di comunicazione aggressiva e potenzialmente dannosa.  

     

    Ma facciamo un passo indietro: educare senza minacciare è possibile, quindi perché così tante persone continuano a ricorrere a questo metodo?

    Perché minacciamo i bambini?

    Come anticipato, facciamo un passo indietro. Nessun genitore prova piacere a minacciare i propri figli e, anzi, la maggior parte di noi ne farebbe volentieri a meno. Perché, allora, ci ritroviamo a farlo? Vediamo alcune motivazioni: 

    1. Difficoltà nel comunicare. Molti genitori mi raccontano, durante le consulenze private, che le minacce rappresentano l’ultimo disperato tentativo di farsi ascoltare, quando ogni altro metodo sembra aver fallito. Frasi come: «Qualsiasi cosa dica, non mi ascolta», sono comuni e rivelano un senso di frustrazione che spesso accompagna questi momenti.

    2. Abitudine. I nostri genitori hanno fatto così, gli zii pure, i le nonne anche e tutti dicono che siamo cresciuti bene lo stesso (e se lo dicono loro). 

    3. Ricerca di una soluzione rapida ed efficace. Sei in ritardo, devi lasciare il parco per andare a preparare la cena  e la minaccia sembra il modo più veloce di ottenere il risultato sperato. 

    Ma ai genitori piace minacciare? 

     

    La maggior parte dei genitori ne farebbe a meno

    Non è una scelta di cui i genitori vanno fieri, e anzi, spesso rimane un retrogusto amaro dopo aver minacciato o alzato la voce. Si ha la sensazione di aver fallito, di aver perso la calma e, soprattutto, di non essere riusciti a comunicare davvero con il proprio bambino. Ma quando si è stanchi, stressati o semplicemente esauriti dalle continue sfide quotidiane, ci si aggrappa a qualsiasi risorsa pur di ripristinare un minimo di ordine o di far rispettare una regola.

    È importante riconoscere che questi momenti non definiscono chi siamo e il nostro valore come genitori. E’ possibile invece farli diventare un punto di forza e di sprono per riflettere su come fare meglio la prossima volta. Educare senza minacce è possibile, ma richiede uno sforzo da parte nostra di mettersi in discussione e imparare strumenti differenti. 

     

    L’effetto delle minacce sui bambini

    Anche se nessun genitore vorrebbe spaventare il proprio bambino, le minacce lavorano effettivamente sul livello della paura. Quando diciamo al nostro bimbo “Allora, ciao! Io me ne vado” non vogliamo sicuramente insinuare il dubbio nel nostro bambino che lo vogliamo abbandonare. Allo stesso tempo, le nostre parole devono far paura per essere efficaci e raggiungere l’obiettivo di farci seguire. In qualche modo, stiamo suggerendo la possibilità che, se non fa quello che vogliamo, potremmo abbandonarlo. Se la minaccia viene utilizzata in diversi contesti, rischia di diventare un pattern di comportamento che  spinge a compiacere per ottenere l’amore degli altri. 

    Cosa succede, invece, quando il nostro bambino capisce che si tratta di una minaccia a vuoto? Le nostre parole iniziano a perdere di efficacia e credibilità, e farsi ascoltare dai nostri bambini, diventa ogni giorno più difficile. 

    mamma e bambino si tengono per mano

    Cosa fare se non vuoi usare le minacce

    Arrivati a questo punto, ti starai chiedendo quali metodi alternativi tu possa usare per educare senza minacce. Ecco alcune strategie semplici che ti aiuteranno a costruire un rapporto basato sulla fiducia e il rispetto reciproco.  

    OFFRI DELLE SCELTE LIMITATE

    Dare ai bambini la possibilità di scegliere tra due opzioni accettabili può farli sentire più in controllo, riducendo la resistenza. Ad esempio, invece di dire “Metti a posto i tuoi giocattoli o li butto via”, potresti dire “Vuoi mettere a posto prima i lego o le macchinine?”. Questo li aiuta a prendere decisioni e li coinvolge nel processo di prendersi cura dei propri spazi, rendendo più probabile che collaborino. Nel caso del parco, potremmo chiedere: “Quale ultima attività vuoi fare prima di andare: l’altalena o lo scivolo?” 

    UTILIZZA IL GIOCO E L’EMPATIA

    Trasformare un’attività noiosa o difficile in un gioco può motivare i bambini a partecipare volontariamente. Per esempio, stai cercando di convincere il tuo bambino a vestirsi per uscire di casa, ridere insieme e farsi il solletico potrebbe essere più efficace di minacciarlo di non portarlo più al parco o di non dargli qualcosa che gli avevi promesso. 

    RIMANI FEDELE ALLE TUE PAROLE

    Se dici al tuo bimbo “Ora andiamo via” ma dopo mezzora sei ancora l’, il tuo bambino impara che, se insiste, piange o continua a giocare, non andrete via. Non ti sta manipolando, ma impara il collegamento tra un’azione e la sua conseguenza. Assicurati che le tue regole non siano delle richieste, ma delle azioni. Se vuoi andare via dal parco e il tuo bambino non vuole, puoi offrire la scelta di camminare da solo o di portarlo in braccio, e agire in base alla sua risposta. 

    Se vuoi approfondire questo tema e vorresti saperne di più di come comunicare in maniera efficace e positiva con il tuo bambino, ti consiglio il corso “Guida alla comunicazione positiva” 

  • Non Chiamare il tuo Bambino Cattivo

    Non Chiamare il tuo Bambino Cattivo

    L’espressione “bambino cattivo” è spesso utilizzata nel linguaggio comune per rimproverare i bambini. Molti di noi sono così abituati a usarla e sentirla che non probabilmente non ci facciamo nemmeno caso. Tuttavia, il fatto che un’espressione sia ampiamente diffusa non significa che sia corretta o positiva. ANZI, proprio quando un certo tipo di linguaggio o interazione diventa comune, è importante riflettere se rispecchia davvero i nostri valori e se la stiamo usando solo per convenzione sociale o per abitudine.

    In questo articolo trovi: 

    • Una riflessione sugli effetti di questa espressione sull’autostima del tuo bambino
    • Gli effetti che ha sul suo comportamento
    • 3 valide alternative che puoi iniziare ad usare subito
    Raffaella Rossi Consulente Montessori e Sonno Infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile. 

    Ti aiuto a creare un rapporto di fiducia e rispetto con i tuoi bambini, grazie alla Genitorialità Gentile e il Metodo Montessori.

    Contattami per una consulenza per iniziare il percorso di crescita insieme. 

    Perchè ti sconsiglio di usare etichette negative come “bambino cattivo”

    Che cosa sono le “etichette”? Torna indietro alla tua infanzia, e prova a ricordare se qualcuno ti abbia mai chiamato timido, quando non volevi salutare la Zia Maria che non avevi mai conosciuto prima, o testardo, per aver deciso di aver deciso di non mangiare quel piatto che proprio non ti piaceva. Scorri ora veloce all’età adulta, e pensa a quelle espressioni generiche che ci si scambia all’interno della coppia nei momenti di rabbia o frustrazione: “Non fai mai questo…!” o “Fai sempre così..!” e a quanto siano fastidiose e ingiuste. Nessuno è sempre una cosa o un’altra, siamo esseri umani fatti di tante sfumature. Il problema di usare spesso espressioni così definitive con i bambini è che finiscono per identificarsi con quella descrizione, che arriva per di più dalle persone più importanti della loro vita. 

    Gli effetti negativi sulla sua autostima

    Nei primi anni, la relazione che i bambini instaurano con noi genitori è fondamentale da tanti punti di vista, soprattutto per la costruzione della loro personalità. È attraverso le tue parole e le tue interazioni che il tuo bambino crea l’immagine di sé che lo accompagnerà per tutta la vita. Quando un bambino viene ripetutamente descritto in maniera negativa, con parole come “cattivo” o altre espressioni offensive, finirà per definire se stesso all’interno di questi confini. Questo processo avviene in modo inconscio e, col tempo, mina la stima che il bambino ha di sé. Se vuoi saperne di più su come supportare l’autostima del tuo bambino, non perdere questo articolo. 

    Come influenza il suo comportamento

    La visione che il tuo bambino ha di se stesso influenza profondamente il suo comportamento. Ogni giorno, attraverso le tue parole e azioni, tuo figlio impara a capire quali sono le tue aspettative nei suoi confronti. Se viene costantemente descritto come un “bambino cattivo,” inizierà a credere che questa sia la sua identità. Questo non solo danneggia la sua autostima, ma lo incentiva anche a perpetuare quei comportamenti indesiderati che vorresti evitare. In sostanza, le tue parole possono diventare una sorta di profezia che si autoavvera, consolidando in lui un’immagine negativa di sé e spingendolo a comportarsi di conseguenza. 

    Che cosa impara

    L’uso costante del rimprovero per affrontare comportamenti inappropriati limita le opportunità del tuo bambino di apprendere cosa dovrebbe fare al loro posto. Ad esempio, se il tuo bambino butta un bicchiere a terra, rompendolo e bagnando il pavimento, il rimprovero focalizza la sua attenzione solo sul fatto che ha sbagliato e sulla tua reazione negativa. Al contrario, un approccio che si concentri su ciò che il bambino può imparare dall’errore lo aiuta a sviluppare nuove abilità e una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni. 

    bambino cattivo

    Una valida alternativa

    • Ci sono molti modi di comunicare in maniera positiva e senza usare alcuna etichetta, simile a quella “Bambino cattivo”. Vediamo alcune: 
    • Cerca di evitare qualsiasi giudizio che riguardi la sua personalità e la sua persona, e concentrati invece sul comportamento, descrivendolo utilizzando toni neutri. Ad esempio, se noti un interazione poco gentile con un altro bambino, invece di chiamare il tuo bambino cattivo, puoi descrivere quanto è successo. “I morsi fanno male” oppure “Gli hai fatto male, guarda come piange”.
    • Concentrati su comportamento che ritieni adeguato e su quello che può fare. In questo modo, gli offri degli strumenti pratici  per affrontare la situazione in maniera differente la volta successiva. Ad esempio, quando rompe qualcosa, potresti ricordare che è importante maneggiare gli oggetti con cura e mostrare come rimettere in ordine. In questo modo, un errore si trasforma un un’occasione per imparare. Nel caso del morso, potresti  suggerire un comportamento positivo, come aspettare il proprio turno per prendere un gioco oppure chiedere prima di prendere qualcosa. 
    • Infine, è possibile anche notare i progressi fatti dal nostro bimbo, per esempio dicendogli “Hai avuto tanta pazienza ad aspettare il tuo turno!” , lodando la nuova capacità acquisita. 

    Hai difficoltà a trovare il linguaggio adeguato per farti ascoltare e e guidare il tuo bambino in maniera efficace? Scopri la nostra “Guida alla comunicazione positiva“, che contiene tante altre strategie per navigare ogni situazione sfidante con il tuo bambino. 

  • Come rimanere calmi durante le crisi emotive dei bambini

    Come rimanere calmi durante le crisi emotive dei bambini

    Le crisi emotive dei bambini possono metterci duramente alla prova e, mantenere la calma, non è sempre facile. Le loro emozioni spesso esplodono senza limiti e filtri e possono raggiungere livelli di intensità molto forti. Oltre a questo, a volte la nostra capacità di tolleranza è al limite a causa della mancanza di sonno, la stanchezza, il lavoro, e i mille pensieri e responsabilità che l’essere genitori porta. Riuscire a mantenere la calma non è facile, ma nemmeno impossibile, e sicuramente ci sono alcune strategie che noi adulti possiamo adottare quando ci accorgiamo che la nostra pazienza sta per raggiungere il limite.

    Impara a conoscere il tuo bambino

    Conoscere come funziona il cervello dei bambini e come le loro abilità si sviluppino è molto utile per essere pronti ad affrontare le crisi emotive dei bambini. La conoscenza ci aiuta ad essere preparati e stabilire delle aspettative realistiche sui comportamenti e le reazioni dei bambini. Il cervello di un bambino sotto i sei anni è molto immaturo. Non ha sviluppato ancora la capacità cognitiva di mettersi “nelle scarpe degli altri” e il suo punto di vista è quindi molto centrato su se stesso. La risposta emotiva alle situazioni è in fase di sviluppo e e non possiede gli strumenti per gestire i momenti più intensi. A questo si aggiunge il fatto che si trovano spesso ad affrontare situazioni e sperimentare emozioni per la prima volta. Per tutti questi motivi, le loro reazioni sono spesso intense e senza filtri. 

    Sviluppa consapevolezza delle tue emozioni

    Per riuscire a gestire le crisi emotive dei bambini con calma è importante essere consapevoli dei nostri punti deboli. Ognuno di noi, è cresciuto con determinati modelli di gestione delle emozioni, che ci permettono da adulti di affrontare le nostre crisi in maniera più o meno sana. Riflettere sulle nostre interazioni con i bambini, può renderci consapevoli di quali situazioni o comportamenti sono attivanti, oppure come comunichiamo rabbia e frustrazione. Anche il nostro stato fisico è molto importante, e possiamo imparare a notare quando siamo particolarmente stanchi, quando non ci siamo presi cura del nostro nutrimento e abbiamo fame o sete. La consapevolezza di noi stessi è un punto fondamentale di partenza per imparare a gestire in maniera positiva i momenti di crisi dei bambini. 

    crisi dei bambini

    Fermati e fai una pausa

    Viviamo in un mondo che richiede risposte immediate e ci spinge ad agire e prendere decisioni velocementi. Al contrario, ti invito a rallentare quando interagisci con i bambini. Fai una pausa di qualche secondo prima di agire o di parlare. Se senti di aver raggiunto il limite, la rabbia sale, stai per sbottare, puoi provare ad allontanarti, fisicamente e anche solo mentalmente. Spiega al tuo bambino che ti stai provando tanta rabbia e hai bisogno di respirare un attimo. Oppure senza dare spiegazioni, chiudi gli occhi, respira per un momento, bevi un bicchiere d’acqua, apri la finestra e prendi una boccata d’aria. Alle volte un piccolissimo cambio di scenario basta per riportarci in equilibrio.

    Ricorda che la crisi non è tua

    Le esplosioni di rabbia e pianto dei bambini, possono essere tanto intense da travolgerci e farci sentire fortemente attivati. In quel momento, cerca di ricordare che la crisi è loro, non tua. In quel momento, sono loro ad essere in difficoltà e non stanno, invece, cercando di mettere te in difficoltà. Al contrario, hanno disperatamente di un genitore calmo che li aiuti a ritrovare l’equilibrio. Rispondere con serenità, accogliendo le loro emozioni, è cruciale non solo per calmarli ma anche affinchè, con il tempo, sviluppino in autonomia dei meccanismi di autoregolazione. 

    tutto passa!

    Una cosa che ho imparato è che ogni fase, per quanto difficile, è sempre passeggera. Ricordo quando Zara aveva circa due mesi e piangeva tantissimo, soprattutto la sera, avevo la sensazione che non avrebbe mai smesso. Attorno ai quattro mesi, pensavo non avrebbe mai dormito di notte. Guardando indietro, mi rendo conto quanto queste fasi siano invece passate velocemente. 

    Se ti capita di attraversare una fase difficile, cerca di tenere a mente che i bambini sono in costante evoluzione e che tutto cambia e passa. Quello che oggi sembra insuperabile, tra qualche giorno sarà solo un ricordo, che ti farà magari sorridere o sospirare. Ripetere mentalmente il mantra “Tutto passa”, potrebbe aiutarti a ritrovare la calma durante i momenti più difficili. 

    Scopri i nostri corsi per imparare a sulla Genitorialità gentile! Tra gli argomenti trattati ci sono i bisogni dei bambini, le crisi emotive, diventare genitore calmo, comunicazione positiva e creare un ambiente preparato seguendo il metodo Montessori. 

  • Come supportare l’autostima dei bambini con il metodo Montessori

    Come supportare l’autostima dei bambini con il metodo Montessori

    L’autostima è, per definizione, la valutazione soggettiva che sviluppiamo nel corso del tempo di noi stessi. Si tratta di una sorta di voto che diamo alla nostra identità, basandoci sui valori che la comunità e società che ci circondano considerano importanti. Lo sviluppo dell’autostima ha molto a che vedere con le opinioni e convinzioni che abbiamo accumulato fin dalla nascita, tanto quanto le aspettative nostre e della società che ci circonda.

    L’autostima dei bambini è un elemento in costruzione, che richiede la nostra cura più attenta perché influenzerà fortemente la loro vita futura. 

    Come si sviluppa l’autostima dei bambini

    La costruzione della nostra identità inizia fin dai primi mesi di vita ed è un processo dinamico influenzato dalle relazioni con gli altri. Inizia prima di tutto in famiglia e con l’interazione con i genitori, che contribuiscono a creare l’immagine che i bambini sviluppano di sé. Con il tempo, la nostra personalità e il nostro corpo cambiano, parallelamente alla consapevolezza delle nostre caratteristiche fisiche e mentali. Oltre a sviluppare un immagine o idea di chi siamo, impariamo anche che ci sono caratteristiche ideali che dovremmo possedere. Questi sono degli ideali standard di comportamento e abilità particolari che vengono valorizzate dalla nostra famiglia e dalla società.

    Ti faccio qualche esempio per aiutarti a capire: un bambino che viene spesso chiamato “monello” o timido, potrebbe nel tempo identificarsi con questo tratto del carattere. Un altro, che non riesce ad ottenere le attenzioni dei genitori, potrebbe crescere sentendosi poco “interessante”. In una famiglia in cui essere i migliori è importante, un bambino che fa fatica a raggiungere voti alti, potrebbe crescere sentendosi inadeguato. 

    Questo lungo processo inizia in famiglia ma continua con l’ingresso a scuola e mano a mano che la cerchia di persone attorno a noi si allarga

    Perchè l’autostima dei bambini è importante?

    Avere un’immagine positiva di se stessi ha innanzitutto un impatto fondamentale sul nostro benessere mentale ed emotivo. Ci fa sentire a nostro agio con noi stessi e sereni nel confronto con gli altri, influenzando in maniera positiva le relazioni. Possedere autostima significa essere consapevoli delle nostre capacità e non avere paura a metterci alla prova, e riconoscere di avere il diritto ad esprimere i propri bisogni ed idee senza paura del giudizio altrui. L’autostima ci permette anche di affrontare il confronto con gli altri in maniera positiva, perché le opinioni diverse dalle nostre non ci mettono in difficoltà. 

    Tutto questo è vero per i bambini tanto che per gli adulti. Un livello di autostima basso può influenzare negativamente la loro capacità di interazione, di apprendimento e il loro benessere emotivo e mentale. 

    Gli effetti di una bassa autostima

    I bambini che hanno poca fiducia in se stessi e nelle loro capacità si riconoscono spesso perché tendono ad essere un po’ più introversi degli altri, e si nascondono dalle attenzioni degli altri. Sono meno propensi a provare attività nuove e non sono perseveranti davanti alle difficoltà. Fanno fatica ad esprimere la loro opinione e hanno bisogno di molto incoraggiamento. La mancanza di autostima ha un effetto diretto sul benessere dei bambini e sulla qualità del loro apprendimento. Fortunatamente, possiamo fare molto per supportare lo sviluppo dell’autostima dei bambini e assicurarci che crescano consapevoli del loro valore e abilità.

    Come supportare l’autostima nei bambini

    Uno dei principi fondamentali del metodo Montessori, è la libertà di scelta. Dal momento in cui i bambini entrano in classe, possono scegliere quali attività esplorare, per quanto tempo e con chi farlo. L’unico limite sono le regole condivise della classe. Libertà di scelta, movimento ed espressione danno la possibilità al bambino di esplorare i propri interessi unici seguendo il proprio istinto. Questo favorisce la costruzione della propria personalità in un ambiente che li accetta per quello che sono e valorizza la loro individualità. A casa puoi lasciare che il bambino scelga con cosa giocare, offrire delle opzioni limitate durante la giornata e rispettare la loro scelta di quanto mangiare. Rispettare le loro decisioni,  all’interno di regole condivise che rispettano valori e necessità della famiglia, li fa sentire ascoltati e visti, supportando di riflesso la loro autostima.

    Aiutali ad essere indipendenti

    A partire dai 12-14 mesi, i bambini dimostrano una grande spinta verso il voler fare cose da soli. Il desiderio di autonomia, pur sempre accompagnato da una forte necessità di connessione, diventa ancora più forte verso i due anni e può essere sostenuto creando tempo e spazio affinché possano provare e sperimentare. Il fatto che un adulto li consideri abbastanza competenti e creda in loro tanto da dargli la possibilità di fare da soli, è già di per sé un incredibile spinta per l’austostima dei bambini. Ancora di più, lo è riuscire a completare un’attività da soli. 

    L’errore, un nostro amico

    Per supportare l’autostima dei bambini, è importante evitare di mettere in imbarazzo, sgridare o punire i bambini per gli errori che fanno. I bambini senza dubbio combinano spesso dei danni, rompono o fanno cadere oggetti. Alle volte vanno contro le regole e mettono alla prova i nostri limiti. Lo fanno perchè stanno ancora sviluppando abilità manuali e scoprendo quanta forza ha il loro corpo. Altre volte, lo fanno per sperimentare, per curiosità e per richiamare la nostra attenzione. Il comune denominatore di tutte queste situazioni è che i bambini stanno imparando e hanno bisogno della nostra guida, non delle nostre punizioni. Rispondendo in maniera ferma, offrendo soluzioni, aiutandoli a riparare ai danni e guidandoli con gentilezza, possiamo crescere bambini che da adulti non avranno paura di mettersi alla prova e di sperimentare. 

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  • Genitorialità gentile: tutti i benefici

    Genitorialità gentile: tutti i benefici

    Nelle ultime settimane, preparando le presentazioni per gli incontri del nostro corso dedicato alla genitorialità gentile, ho riflettuto molto sul perché questo approccio sia così importante e che cosa, attraverso il corso, possiamo dare alle famiglie che si uniscono a noi. Per creare i contenuti, oltre ad attingere alla nostra conoscenza di educatrici, abbiamo passato molto tempo a studiare, approfondire e confrontarci con account e siti che trattano temi legati alla genitorialità. Oltre a trovare tanti spunti interessanti e materiali utilissimi, ho anche notato una tendenza a puntare l’attenzione su soluzioni immediate a possibili problemi che i genitori affrontano. Ad esempio, come evitare tantrum,  spannolinare il tuo bambino in due giorni o  far dormire il bambino di notte. Queste soluzioni non hanno a che vedere né con la genitorialità gentile, né con la realtà dell’essere genitori. Continua a leggere per scoprire il perché. 

     

    la realtà delle cose

    Leggendo questi titoli, una domanda mi sorge spontanea…è davvero possibile evitare i tantrum (se proprio vogliamo chiamarli così) completamente? Possiamo in qualche modo trovare la ricetta perfetta per la genitorialità? Esiste una guida completa all’essere genitore? Può la genitorialità gentile salvarci?

    Partiamo dall’accettare che ogni bambino ha un temperamento ed una personalità differente. A questo aggiungiamo che gli input esterni sono unici per ogni famiglia e ambiente. E non possiamo dimenticare che il nostro background, la nostra personalità, il modo in cui siamo stati cresciuti ha un’influenza fortissima sul nostro modo unico di essere genitori. Considerando tutte le variabili, è davvero realistico pensare che esista una ricetta che vada bene per tutti? Una serie di azioni o parole, uno script che risolva tutte le difficoltà dell’essere genitori? 

    Io credo che non esista nessuna bacchetta magica e che nessun corso possa, da un giorno all’altro, rendere il lavoro del genitore facile. Che cosa possiamo fare, allora?

    E la soluzione?

    Durante i nostri corsi, la mia collega Miriam di @montessoripercrescere spesso usa l’immagine dello zainetto che i bambini stanno portando con sé e di come, nel nostro lavoro di genitori, ogni giorno aggiungiamo qualche piccolo strumento che li aiuterà nel loro percorso di vita. Il ruolo di un corso che parla di genitorialità gentile, dovrebbe essere proprio questo: fornire ai genitori degli strumenti che gli permettano di supportare i bambini al meglio. Un “meglio” che ha sicuramente a che vedere con i bisogni del bambino di oggi, quello che troviamo davanti in questo momento. Ma è anche un meglio che non può dimenticarsi dell’adulto in cui il bambino si trasformerà domani. 

    toddler walking in the house

    educazione a lungo termine

    L’idea di pensare nel lungo termine purtroppo non è molto diffusa in questo momento. Abbiamo negli anni costruito una società usa e getta che spinge alla ricerca della gratificazione immediata. I governi si susseguono uno dopo l’altro e mancano di visione, risolvono i problemi davanti alle emergenze senza avere abbastanza coraggio per pensare a delle soluzioni profonde. Il pianeta viene sfruttato senza pensare al domani e alla sostenibilità delle nostre azioni. 

    Noi genitori che abbiamo deciso di seguire un percorso di genitorialità consapevole e gentile, possiamo fare meglio. Possiamo fornire strumenti ai bambini per confrontarsi con gli altri in maniera positiva. Aiutarli a gestire le proprie emozioni in maniera sana. Essere modelli di rispetto affinché imparino a prendersi cura del mondo e degli altri. 

    Possiamo tenere a mente che il nostro scopo non è solo superare le difficoltà con il bambino di oggi, ma aprire la strada giusta all’adulto di domani. 

    1.  
    «Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità».
  • Tecnica del time-out: 5 ragioni per evitarla

    Tecnica del time-out: 5 ragioni per evitarla

    La tecnica del time-out è diventata molto popolare negli ultimi anni, soprattutto grazie ad alcuni tv show che la pubblicizzano come uno strumento fondamentale per disciplinare i bambini. Questo metodo consiste nel punire il bambino che si “comporta male”, secondo lo standard del genitore, chiedendogli di andare in camera o sedersi in un angolo per un tempo che l’adulto stabilisce. Durante questo tempo, il bambino dovrebbe riflettere sulle proprie azioni e riprendere controllo delle proprie emozioni, da solo e senza il supporto del genitore. Nata con l’idea di fornire ai genitori uno strumento alternativo alle punizioni corporali, è a tutti gli effetti una punizione che causa altrettanti danni. La tecnica del time-out è infatti tanto inefficace quanto controproducente. Andiamo a scoprire perché. 

    non corrisponde all’età di sviluppo dei bambini

    Il time-out, pur essendo adattabile a bambini di ogni età, viene soprattutto utilizzato soprattutto con bimbi al di sotto ai sei anni. Il primo problema principale di questo approccio è che un bambino di 3 o 4 anni non possiede le capacità cognitive o la consapevolezza necessari a riflettere sulle proprie azioni. In secondo luogo,  è proprio quando si trovano a navigare emozioni forti che devono essere guidati dagli adulti per dare un’etichetta a queste emozioni, imparare a conviverci e a gestirle. Senza dubbio, non possono farlo da soli chiusi in una stanza con la consapevolezza di essere stati allontanati dalle persone che amano di più al mondo. 

    non insegna nulla

    La tecnica del time-out viene di solito utilizzata in risposta ad un comportamento considerato inadeguato o spesso nel caso dei cosiddetti capricci. 

    Pensiamo ad alcuni casi pratici: 

    • Due bambini che si picchiano perché entrambi vogliono lo stesso gioco
    • Crisi di pianto prima di lasciare il parco giochi
    • Un bicchiere che cade a terra e si rompe durante il pranzo

    In questi 3 esempi, quelli che chiamiamo comportamenti cattivi sono, in realtà, abilità che il bambino non ha ancora acquisito (auto-controllo, abilità sociali e empatia). Oltre a punire il bambino per il semplice fatto di essere bambino, con il time-out non offriamo alcuna strategia per gestire la situazione in maniera differente la prossima volta. Nel primo episodio, in particolare, usando il time-out, l’adulto perde l’occasione di modellare il linguaggio da utilizzare, aiutare lo sviluppo dell’empatia e delle abilità sociali. Dopo aver utilizzato questa tecnica molte volte, è probabile che i due bambini non arrivino più alle mani, non perché avranno assimilato nuove abilità ma semplicemente per la paura di essere puniti. 

    li fa sentire abbandonati

    Allontanare i bambini da noi nel momento di difficoltà, significa a tutti gli effetti dirgli “Ti voglio bene, ti voglio vicino, solo quando ti comporti bene”. Questo messaggio implica che il nostro affetto nei loro confronti, invece di essere incondizionato come dovrebbe essere, è legato al loro comportamento e potrebbe cambiare in ogni momento. Come potete immaginare, è una sensazione che crea disagio e insicurezza nei bambini, e può portare in futuro al peggioramento del loro comportamento. Inoltre, si rischia che il bambino non faccia differenza tra la punizione del comportamento e della persona, assumendo su se stesso l’etichetta del “cattivo“.

    la tecnica del time-out

    crea distanza

    Avete mai visto un bambino accettare con gioia il time-out? Al contrario, l’essere mandati in un angolo o nella propria stanza non fa altro che alimentare la tensione e far salire alle stelle l’intensità delle emozioni. Rabbia, tristezza e delusione non favoriscono certamente la comunicazione e possono influenzare in maniera negativa il rapporto genitore-figli. A tutti gli effetti, il time-out rappresenta uno degli incubi peggiori per un bambino, ovvero di perdere l’affetto dei propri genitori. Questa non è certamente una buona premessa per creare un rapporto solido basato sulla fiducia reciproca. 

    Vuoi scoprire delle alternative al time-out? Acquista il mio libro “Montessori per i genitori di bambini dai 3 ai 6 anni

  • Disciplina Montessori ed educazione gentile

    Disciplina Montessori ed educazione gentile

    Il termine “genitorialità gentile” viene di solito attribuito a Sarah Ockwell-Smith, autrice esperta del sonno e di educazione. Per quanto il termine non sia mai stato utilizzato da Maria Montessori, i suoi principi fondamentali sono molto in linea con la filosofia Montessoriana. Ne formano anzi un complemento perfetto all’applicazione del metodo a casa. I quattro principi della genitorialità gentile sono l’empatia, il rispetto, la comprensione e i limiti, parole che Maria Montessori ha usato spessissimo. Come racconto nel mio libro dedicato al metodo Montessori, questo due approcci aiutano a creare un ambiente sereno e ispirare dinamiche di amore e sostegno reciproco in famiglia. Riflettiamo su come questi quattro principi si applicano nel contesto della disciplina Montessori.

    L’importanza di regole chiare e coerenti

    Quando penso all’importanza delle regole per i bambini, mi viene in mente come ci si sente non appena trasferiti in un paese nuovo. nei primi giorni è facile sentirsi persi e confusi, fino a quando non iniziamo ad avere qualche punto di riferimento, capire come muoverci e quali sono le aspettative nei nostri confronti. E’ lo stesso per i nostri bambini, che fanno i primi passi in un mondo a loro sconosciuto. La disciplina Montessori incoraggia i genitori a stabilire poche regole fondamentali, che rimangono fisse ed invariabili. Con il tempo, queste regole andranno a costituire le fondamenta dalle quali i bambini possono esplorare il mondo in maniera sicura. Regole chiare e coerenti li aiutano a sentirsi al sicuro e a riconoscere le aspettative degli adulti, rendendole prevedibili.

    Usare unlinguaggio positivo

    Una delle frustrazioni che noto più spesso nei genitori con cui lavoro, è la lotta quotidiana per convincere i bambini a comportarsi in modi accettabili per noi e la società. Le tecniche educative tradizionali usano accuse, minacce, comandi e avvertimenti che, oltre ad essere inefficaci, trasformano un rapporto di amore in una lotta continua. La disciplina Montessori promuove un tipo di comunicazione positiva, basata sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Ci sono, infatti, vari modi di comunicare lo stesso messaggio e i più efficaci non includono accuse, minacce o lamentele. Per esempio, un modo di interagire positivamente è quello di descrivere ciò che vediamo, senza aggiungere alcuna valutazione o sgridare il bambino per quello che sta facendo. Alle volte porre l’attenzione sul problema è abbastanza per aiutare i bambini a trovare una soluzione, utilizzando il minimo di parole necessarie e mantenendo un tono neutrale. 

    Per approfondire il tema della comunicazione positiva, non perdere il nostro nuovo libro “La comunicazione gentile. Capire e farsi capire dai bambini con il metodo Montessori.”

     

    Montessori discipline

    Niente ricatti e ricompense

    Quando convinciamo i bambini a seguire le regole attraverso punizioni, ricompense e ricatti, stiamo offrendo delle motivazioni estrinseche che li spingono a basare le proprie scelte sulle reazioni dell’adulto, sulla paura e sulla possibilità di ottenere una ricompensa. Per quanto queste soluzioni possano funzionare al momento e risolvere persino il problema, purtroppo non funzionano nel lungo termine. Con questo approccio, il bambino non interiorizza o comprende la motivazione di determinate regole. La disciplina Montessori pensa invece al lungo termine e incoraggia i bambini a prendere responsabilità delle proprie azioni. Inoltre, guida il genitore nella ricerca di soluzioni insieme ai bambini.

    Le conseguenze naturali

    A differenza delle minacce, le conseguenze naturali hanno a che vedere con l’evento che sta accadendo. Per esempio, se un bambino corre in casa e sbatte la testa contro un angolo, quella è di per sé una conseguenza naturale. Invece, se stiamo giocando e in un momento di rabbia ci colpisce, la conseguenza è doverci o allontanarci per prenderci cura di noi stessi, interrompendo l’attività. Alcune volte, le conseguenze devono essere create da noi, come nel caso di un gioco che viene danneggiato intenzionalmente. Siamo costretti a togliere l’attività per un periodo, spiegandone il motivo, dopo aver incoraggiato i bambini a riparare al danno. Allo stesso modo, dopo un conflitto fisico con un altro bambino, potremmo suggerire di fare un disegno per l’altra persona o, ancora meglio, chiedere all’altro bambino che cosa possa farlo stare meglio.

    Essere un esempio da seguire

    L’ultimo aspetto da prendere in considerazione, e che si collega direttamente a principi dell’educazione gentile, è il modo in cui comunichiamo con i bambini. Ricordiamoci che siamo i loro modelli di vita e che imparano soprattutto osservandoci più che ascoltandoci. Piccoli dettagli, come chiedere per favore e dire grazie, usare un tono di voce gentile, abbassarsi alla loro altezza per parlargli, riducono la distanza e gli insegnano un modo di comunicare basato sul rispetto. 

    Scarica il template gratuito con i suggerimenti “Cosa dire invece di”:

    “Come evitare di dire no!”

  • Routine della mattina: iniziare la giornata con serenità

    Routine della mattina: iniziare la giornata con serenità

    Per quei genitori che trovano l’inizio della giornata stressante, le routine della mattina possono essere di grande aiuto. Si tratta, infatti, di un momento in cui i bisogni degli adulti e dei bambini possono scontrarsi. I bambini, da un lato, non si preoccupano di che ora sia e, fortunatamente per loro, non sanno nulla delle conseguenze dell’essere in ritardo al lavoro o dover affrontare un capo arrabbiato. Tra il poco tempo a disposizione e le tante cose fare, può succedere a noi adulti di perdere la calma e che i bambini diventino poco collaborativi o che si scateni una crisi di pianto

    Iniziare con il piede giusto può fare la differenza tanto per noi quanto per i bambini, per farci sentire più calmi e pronti ad affrontare la giornata. Ecco i miei consigli che, in base all’esperienza personale, hanno aiutato me, altri insegnanti e genitori in molte occasioni.

    Prepara in anticipo

    Preparare quante più cose possibile la sera prima aiuta moltissimo ad alleggerire il carico della mattina. In particolare, trovo che preparare i vestiti di Zara la sera prima, e tenerli separati dagli altri, eviti lotte e indecisioni su cosa indossare. Inoltre, avere meno cose da preparare, può farci sentire più rilassati e riflettersi in maniera positiva anche sull’umore dei bambini. Talvolta non ci rendiamo conto di quanto i bambini assorbano da noi e di come il circolo dello stress abbia come punto di origine poprio noi. Ci preoccupiamo di essere in ritardo, li mettiamo sotto pressione e loro finiscono per sentirsi frustrati e a fare l’ooposto di quello che vorremmo. Di conseguenza ci arrabbiamo, ci sentiamo ancora meno in controllo e questo si riflette di nuovo su di loro, causando momenti di pianto.

    Aiutali ad essere indipendenti

    Ci vuole tempo per costruire una solida routine della mattina e scoprire cosa funziona meglio per la famiglia. Anche se ogni casa e famiglia è diversa, c’è un aspetto che accomuna tutti i bambini piccoli: amano fare da soli. Quando li lasciamo provare, si sentono forti e in controllo, il che ha un effetto positivo sul loro benessere. Creare tempi e opportunità al di fuori della routine della mattina per imparare a vestirsi, preparare la colazione, spazzolarsi i capelli, indossare la giacca renderà, alla lunga, l’inzio della giornata più semplice. 

    Non perdere il mio post su come sostenere l’indipendenza dei bambini e aiutarli a vestirsi!

    bambino che svalaca dalla finestra

    Dai la possibilità di scegliere

    Nel paragrafo precedente, ho accennato quanto sia importante per i bambini sentirsi in controllo. Crescono in un mondo popolato da adulti che prendono costantemente decisioni per loro, spesso senza avvertimenti o spiegazioni. Le reazioni che sembrano inspiegabili ed etichettate come testardaggine, scoppi d’ira e rabbia, sono spesso tentativi di esercitare una qualche forma di potere sulla realtà che li circonda. Ovviamente, gli adulti rimangono responsabili della maggior parte delle decisioni, ma ci sono alcune aree che invece possiamo lasciar andare. Ad esempio, potresti offrire due set di vestiti o due opzioni di colazione tra cui scegliere. La scelta funziona bene anche nel definire le aspettative. Se il tuo obiettivo è che mettano le scarpe, potresti dire: “Vuoi le scarpe blu o gialle?” o “Vuoi farlo da solo o con il mio aiuto?”, chiarendo così che non indossarle non è un’opzione.

    creA unA cronologiA visivA

    Un altra accorgimento che potrebbe aiutare molto è creare una scheda visiva della routine della mattina. L’idea è di utilizzare disegni o fotografie chiare ed essenziali che mostrano la sequenza di azioni da compiere al mattino, dalla sveglia fino all’uscire di casa. Alcune di queste potrebbero essere andare in bagno, fare colazione e vestirsi. Sapere cosa si aspettano gli adulti e cosa accadrà dopo, aiuta i bambini a sentirsi a proprio agio e in controllo. La scheda può essere appesa ad una parete, in un posto visibile e può essere perfino creata con i bambini, a seconda della loro età. 

    non dimenticare di ridere!

    L’ultimissimo mio consiglio è questo: quando nient’altro funziona, ridici su! A volte tutto ciò che serve ai bambini per cambiare atteggiamento sono 30 secondi di gioco. Fai una faccia buffa, inventa un gioco, fai una voce strana, qualsiasi cosa pensi possa strappargli un sorriso. Un momento di leggerezza e di connessione è, alle volte, abbastanza per salvare le mattinata e uscire di casa senza stress. 

    Se cerchi altre idee per gestire momenti complicati della giornata, non perdere l’ultimo libro “La comunicazione gentile“.