Un bambino arrabbiato e triste

Educare Senza Minacciare: Strategie Educative Positive per una Genitorialità Efficace

Scopri come educare senza minacciare i tuoi bambini con strategie educative positive ispirate al metodo Montessori, per una genitorialità più efficace e rispettosa.

Alzi la mano chi non ricorda almeno una minaccia ricevuta dai propri genitori durante l’infanzia. Frasi come «Se non metti a posto, butto via tutti i tuoi giochi!» oppure «Guarda che ti lasciamo qui!» erano, e purtroppo sono ancora oggi, talmente comuni che spesso non ci si ferma nemmeno a metterle in discussione.

Recentemente ho pubblicato un reel sul mio account Instagram, invitando a riflettere sulla minaccia di lasciare un bambino al parco quando non vuole andare via. Questo non è il primo dei metodi educativi più o meno tradizionali che critico. Basta dare un’occhiata ai numerosi commenti e visualizzazioni per capire quante persone abbiano subito questo tipo di minaccia o la usino ancora oggi per comunicare con i propri bambini. Se da un lato alcuni hanno trovato la mia posizione un po’ estrema (del tipo “il bambino non subisce un trauma, quindi qual è il problema?”), per altri è stato evidente quanto le minacce rappresentino una forma di comunicazione aggressiva e potenzialmente dannosa.  

 

Ma facciamo un passo indietro: educare senza minacciare è possibile, quindi perché così tante persone continuano a ricorrere a questo metodo?

Come anticipato, facciamo un passo indietro. Nessun genitore prova piacere a minacciare i propri figli e, anzi, la maggior parte di noi ne farebbe volentieri a meno. Perché, allora, ci ritroviamo a farlo? Molti genitori mi raccontano, durante le consulenze private, che le minacce rappresentano l’ultimo disperato tentativo di farsi ascoltare, soprattutto quando ogni altro metodo sembra aver fallito. Frasi come: «Qualsiasi cosa dica, non mi ascolta, e alla fine mi trovo a minacciare e ad alzare la voce», sono comuni e rivelano un senso di frustrazione che spesso accompagna questi momenti.

Non è una scelta di cui i genitori vanno fieri, e anzi, spesso rimane un retrogusto amaro dopo aver minacciato o alzato la voce. Si ha la sensazione di aver fallito, di aver perso la calma e, soprattutto, di non essere riusciti a comunicare davvero con il proprio bambino. Ma quando si è stanchi, stressati o semplicemente esauriti dalle continue sfide quotidiane, ci si aggrappa a qualsiasi risorsa pur di ripristinare un minimo di ordine o di far rispettare una regola.

È importante riconoscere che questi momenti non definiscono chi siamo e il nostro valore come genitori. E’ possibile invece farli diventare un punto di forza e di sprono per riflettere su come fare meglio la prossima volta. Educare senza minacce è possibile, ma richiede uno sforzo da parte nostra di mettersi in discussione e imparare strumenti differenti. 

L'effetto delle minacce sui bambini

Anche se nessun genitore vorrebbe spaventare il proprio bambino, le minacce lavorano effettivamente sul livello della paura. Quando diciamo al nostro bimbo “Allora, ciao! Io me ne vado” non vogliamo sicuramente insinuare il dubbio nel nostro bambino che lo vogliamo abbandonare. Allo stesso tempo, le nostre parole devono far paura per essere efficaci e raggiungere l’obiettivo di farci seguire. In qualche modo, stiamo suggerendo la possibilità che, se non fa quello che vogliamo, potremmo abbandonarlo. Se la minaccia viene utilizzata in diversi contesti, rischia di diventare un pattern di comportamento che  spinge a compiacere per ottenere l’amore degli altri. 

Cosa succede, invece, quando il nostro bambino capisce che si tratta di una minaccia a vuoto? Le nostre parole iniziano a perdere di efficacia e credibilità, e farsi ascoltare dai nostri bambini, diventa ogni giorno più difficile. 

mamma e bambino si tengono per mano

Alternative alle minacce

Arrivati a questo punto, ti starai chiedendo quali metodi alternativi tu possa usare per educare senza minacce. Ecco alcune strategie semplici che ti aiuteranno a costruire un rapporto basato sulla fiducia e il rispetto reciproco.  

1. Offri delle scelte limitate: Dare ai bambini la possibilità di scegliere tra due opzioni accettabili può farli sentire più in controllo, riducendo la resistenza. Ad esempio, invece di dire “Metti a posto i tuoi giocattoli o li butto via”, potresti dire “Vuoi mettere a posto i tuoi giocattoli adesso o dopo aver finito questo gioco?”. Questo li aiuta a prendere decisioni e li coinvolge nel processo di prendersi cura dei propri spazi, rendendo più probabile che collaborino. Nel caso del parco, potremmo chiedere: “Quale ultima attività vuoi fare prima di andare: l’altalena o lo scivolo?” 

2. Utilizza il Gioco e l’Empatia: Trasformare un’attività noiosa o difficile in un gioco può motivare i bambini a partecipare volontariamente. Per esempio, stai cercando di convincere il tuo bambino a vestirsi per uscire di casa, ridere insieme e farsi il solletico potrebbe essere più efficace di minacciare il tuo bimbo di non portarlo più al parco di non dargli qualcosa che gli avevamo promesso. 

3. Rimani fedele alle tue parole. Se dici al tuo bimbo “Ora andiamo via” ma dopo mezzora sei ancora l’, il tuo bambino impara che, se insiste, piange o continua a giocare, non andrete via. Non ti sta manipolando, ma impara il collegamento tra un’azione e la sua conseguenza. Assicurati che le tue regole non siano delle richieste, ma delle azioni. Se vuoi andare via dal parco e il tuo bambino non vuole, puoi offrire la scelta di camminare da solo o di portarlo in braccio, e agire in base alla sua risposta. 

Se vuoi approfondire questo tema e vorresti saperne di più di come comunicare in maniera efficace e positiva con il tuo bambino, ti consiglio il corso “Guida alla comunicazione positiva”