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  • Come capire Quando togliere il pannolino

    Come capire Quando togliere il pannolino

    Sono tante le tappe importanti dello sviluppo che i bambini attraversano nei primi tre anni. Tra tutte, lo spannolinamento è probabilmente quella che causa più ansia tra i genitori, perchè richiede a noi di giocare una parte attiva nel processo. Non solo nel supportare i bambini nell’apprendere tutte le abilità di cui hanno bisogno per diventare indipendenti nella gestione dei propri bisogni, ma anche nel capire quando togliere il pannolino. In questo articolo ti aiuto a: 

    • capire perchè scegliere il momento giusto è importante
    • riconoscere quali sono i segnali
    • come capire se hai scelto il momento giusto e cosa fare se le cose non stanno andando come speravi 

    perchè è importante scegliere il momento giusto per lo spannolinamento

    Se mi segui da un po’, conosci i miei articoli, i miei corsi e la mia pagina Instagram, sai che, quando parlo di genitorialità, non parlo mai di perfezione. Non esiste una ricetta che assicuri il successo – il “successo” non è nemmeno parte dei miei scopi nel lungo termine. Credo in una genitorialità che sia innanzitutto sostenibile per tutti i membri della famiglia, che non include la parola “sacrificio” nel suo vocabolario. Credo certamente che noi genitori abbiamo la responsabilità di creare tutte le condizioni affinchè i nostri bambini crescano nella migliore versione di loro stessi, seguendo quelli che sono i nostri valori essenziali. Detto questo, noi mettiamo il nostro input e i bambini, essendo persone distinte da noi, ci fanno quello che vogliono. 

    Tutta questa lunga premessa è per dire che non esiste un metodo che assicura uno spannolinamento con successo. Scegliendo il momento giusto, mettiamo i bambini nelle condizioni di vivere questo cambiamento in maniera positiva e con il minimo stress.  

    quali sono i segnali che il bambino è pronto per togliere il pannolino

    Un’altra premessa importante da fare è che non stiamo parlando di una scienza esatta ma di esseri umani. Non c’è alcun modo di sapere per certo quando togliere il pannolino. Esistono una serie di segnali che possiamo imparare a riconoscere e che ci suggeriscono che molto probabilmente sia arrivato il momento di togliere il pannolino. Allo stesso modo, teniamo a mente che lo spannolinamento è un percorso e non un punto di arrivo. Il fatto che un bambino si bagni o che abbia difficoltà ad usare il vasino, non significa necessariamente che abbiamo scelto il momento sbagliato. Per sapere come affrontare questo percorso, leggi qui

    Si accorge di aver fatto i bisogni

    La consapevolezza di aver fatto i propri bisogni nel pannolino e la capacità di comunicarlo, può arrivare anche molto presto, attorno 16-18 mesi (anche prima per i bambini che utilizzano i pannolini lavabili. Può anche essere supportata lasciando che i bambini ci seguano in bagno e raccontando dei nostri bisogni e di cosa prova il nostro corpo. 

    Si veste e sveste in maniera (quasi) indipendente

    Lo spannolinamento non è altro che il processo che porta il bambino ad essere indipendente nella gestione dei propri bisogni. Usare il bagno in autonomia richiede al bambino una serie di abilità come il sapere abbassare e alzare i pantaloni, prendere la carta igienica, sedersi sul vasino e sul water. L’indipendenza nel vestirsi e vestirsi richiede molto tempo ma può fare la differenza nel far sentire il bambino “padrone” e protagonista di questo cambiamento (piuttosto che un’imposizione da parte dei genitori). Se vuoi sapere come insegnare al tuo bambino a vestirsi, leggi qui

    E’ consapevole dei propri bisogni

    Questo aspetto non ha necessariamente a che vedere solo con l’uso del bagno, ma in generale fa riferimento a tutti i bisogni che il nostro corpo ci comunica. Fame, freddo, sonno…è importante che i bambini imparino ad ascoltare il proprio corpo, riconoscere i segnali e anche comunicarli agli adulti. La consapevolezza di se stessi e del proprio corpo può essere supportata fin dalla nascita. Ne parliamo spesso nel libro “La comunicazione gentile” dedicato al periodo di crescita 0-3 anni. 

    bambino seduto vicino al vasino. Per capire quando togliere il pannolino dobbiamo osservare i comportamenti dei bambini.

    Trattiene la pipì per diverse ore

    Questo aspetto ha a che vedere in parte con la capacità fisica della vescica, che aumenta gradualmente dalla nascita in poi. I neonati hanno una vescica molto piccola e necessitano, per questo motivo, di urinare di frequente, mentre i bambini più grandi possono trattenerla per qualche ora. L’abilità di trattenerla dipende anche dalla capacità di controllare il rilascio in maniera consapevole. 

    Comunica il bisogno di andare in bagno

    Comunicare il bisogno di andare in bagno in anticipo non sempre avviene prima di iniziare lo spannolinamento. Il più delle volte, i bambini hanno bisogno di passare alcuni giorni senza il pannolino, sperimentare cosa accade quando i nostri bisogni sono incontrollati, per iniziare a capire come funziona il proprio corpo. L’utilizzo di pannolini usa e getta, che non permettono al bambino di percepire il bagnato, hanno negli anni ritardato questo processo naturale. 

    L’età non conta

    Come avrete notato, in questa lista di segnali ho a mala pena parlato di età. Ogni bambino è differente, così come è differente la famiglia che gli sta intorno. Per capire quando togliere il pannolino è molto più importante osservare i segnali che ho condiviso piuttosto che fare riferimento all’età anagrafica. 

    E tu sei pronto/a? Se vuoi approfondire, non perdere il video corso “Dal pannolino al vasino” , per scoprire passo dopo passo come supportare i tuoi bambini in questo viaggio. 

  • 5 motivi per usare i pannolini lavabili

    5 motivi per usare i pannolini lavabili

    Che cosa sono i pannolini lavabili

    Un pannolino viene considerato “lavabile” o “riutilizzabile” quando, dopo un appropriato lavaggio, può essere usato nuovamente e per molte volte. Fino agli anni 70, quando i pannolini usa e getta iniziano a diventare sempre più popolari in Europa, erano gli unici a disposizione. Negli ultimi anni, usare i pannolini lavabili è diventato di nuovo popolare, soprattutto grazie a design e materiali (non è un link affiliato, lo propongo per darti un’idea di quante tipologie di pannolini esistano) che li rendono sempre più facili da utilizzare e più hanno ridotto i tempi di lavaggio e asciugatura. I materiali di cui sono fatti sono in parte naturali (bambù, cotone, lino), e in parte sintetici, come la microfibra e i materiali impermeabili.  

    quando ho iniziato ad usare i pannolini lavabili

    La mia scelta di utilizzare i pannolini lavabili è cominciata un po’ per caso, quando un’amica mi ha lasciato in eredità i pannolini che lei aveva acquistato e mai utilizzato per la sua bimba. Prima che nascesse Zara, avevo preso in considerazione l’idea ma mi aveva poi spaventato l’idea di dover lavare così tanti pannolini, oltre a tutti i vestiti. Quante lavatrici ci saremmo ritrovati a fare?! La verità è che solo le prime settimane sono state un pochino più difficili, ma abbiamo poi trovato il ritmo e ci siamo trovati ad aggiungere non più di 2 lavatrici a settimana. A ridurre il numero di pannolini utilizzati è stato anche il fatto che abbiamo introdotto il vasino molto presto, attorno ai 7 mesi: leggi qui per saperne di più. 

    i pannolini lavabili colorati

    Perchè ve li consiglio

    Se sei capitato su questo articolo, immagino che tu già abbia un interesse nei confronti dei pannolini lavabili, ma ti rimanga ancora qualche dubbio. Non posso negare che scegliere i pannolini riutilizzabili comporti un po’ di lavoro in più rispetto a quelli usa e getta. I benefici sono però tantissimi e ve li racconto tra poco. Per ora condivido con voi questa riflessione. 

    Passate le prime settimane di assestamento, ho cominciato a considerare i pannolini lavabili come qualsiasi altra scelta consapevole che faccio il 95% delle volte: a parte qualche rara occasione, evito piatti e posate di plastica, ma utilizzo oggetti lavabili. Se posso, quando prendo un caffè da asporto, porto la mia tazza da casa. Quando compro dei vestiti, prediligo cose di qualità, che posso utilizzare per lungo tempo.  A casa bevo l’acqua del rubinetto e fuori, porto quasi sempre una borraccia. 

    Ovviamente, c’è qualche eccezione. A volte dimentico la borraccia o non ho modo di ricaricarla. Non sempre pianifico in anticipo di bere il caffè fuori. Se vado a fare un picnic, mi è capitato di dover acquistare dei piatti di plastica. Allo stesso modo, alle volte utilizziamo i pannolini usa e getta, per comodità e non dover trasportare troppe cose, ma si tratta di un’eccezione piuttosto che la normalità. 

    5 benefici dell’usare i pannolini lavabili

    Come promesso, condivido quelli che sono, nella mia esperienza, i 5 motivi principali per cui vi consiglio di acquistare i pannolini riutilizzabili. 

    Rispetto dell’ambiente

    Secondo le statistiche, nei primi tre anni di vita, ogni bambino consuma circa 6.000 pannolini. A livello globale, ogni minuto vengono buttati via circa 300.000 pannolini usa e getta. Ogni pannolino necessita dai 200 ai 500 anni per decomporsi. Pur non essendo ad impatto zero, i pannolini lavabili risultano comunque la scelta più etica e a minore impatto sull’ambiente. 

    meno sostanze chimiche

    I pannolini usa e getta sono pieni di sostanze chimiche, come sbiancanti e gel assorbenti che vanno a contatto diretto e continuo con la pelle del tuo bambino, nel momento della sua vita in cui è più sensibile e vulnerabile.

    Rispetto della pelle del bambino

    Al contrario, i pannolini lavabili sono fatti di materiali naturali e traspiranti, che sono molto più gentili con la pelle delicata dei bambini. Il fatto che abbiano un assorbenza minore rispetto ai pannolini usa e getta, significa che, per forza di cose, vengano cambiati più spesso, riducendo la possibilità di proliferazione di germi e causando meno arrossamenti. 

    Maggiore consapevolezza

    Anche questo punto per me è stato essenziale nella decisione. I pannolini usa e getta fanno vanto di non far sentire il bagnato ai bambini e proteggere in questo modo la loro pelle. Riescono a fare questo grazie a gel assorbenti e materiali sintetici che, come abbiamo visto, non fanno bene alla pelle del bambino. Oltre a questo, la mancanza di percezione del bagnato, ritarda il processo di consapevolezza dei propri bisogni che ogni bambino deve acquisire per iniziare ad usare il vasino. Non è un caso che l’età media dello spannolinamento, dagli anni 70 ad ora, sia ritardata di molto. In questo articolo ti spiego quali sono i fattori che influenzano il processo di spannolinamento. 

    Risparmio economico

    Non c’è dubbio che l’investimento iniziale sia notevole, ma nel lungo termine, i pannolini riutilizzabili permettono un grande risparmio. Se vengono lavati correttamente e trattati con cura, possono essere passati da bambino a bambino e perfino rivenduti. 

  • Perché i bambini mordono? Cause e strategie utili

    Perché i bambini mordono? Cause e strategie utili

    Durante gli anni di lavoro in asilo, mi è capitato di assistere a morsi di bambini piccolissimi e già grandi, verbali e non verbali, morsi per gioco – stavano facendo a finta di essere t-rex che andavano a caccia – e morsi di frustrazione – non le dava il gioco, si lancia a pieno corpo sull’altra bimba che cerca di fuggire, la ferma attacandosi alla schiena con i dentini affilati di una duenne. Anche Zara mi ha morso in diverse occasioni, sulle braccia, sulle gambe e, ahimè, allattando – quest’ultima, un’esperienza che non auguro a nessuno. Insomma, i bambini mordono, non ci piace, è un gesto animale che ci fa sentire profondamente a disagio, ma accade ed è importante capirne le ragioni e sapere come reagire. Se sei arrivato a questo articolo, è probabile che anche il tuo bambino morda e che tu sia alla ricerca di soluzioni e spiegazioni.

     

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi

    Consulente Montessori e del Sonno Infantile. Seguimi su Instagram Spotify per tutto il supporto alla genitorialità di cui hai bisogno. 

    Se sei alla ricerca di soluzioni e spiegazioni per affrontare i morsi del tuo bambino, sei nel posto giusto. 

    In questo articolo troverai:

    • I motivi per cui i bambini mordono, a seconda dell’età
    • Strategie su come prevenire i morsi
    • Suggerimenti su come comportarti e reagire al morso

    come capire perchè il tuo bambino morde

    Nei prossimi paragrafi ti racconto i motivi più comuni per cui i bambini mordono, a seconda dell’età, ma per ora porta un po’ di pazienza. Vorrei riflettere con te su un aspetto essenziale per capire i comportamenti di ogni bambino. 

    Gli esseri umani sono dotati di una forte inclinazione alla comunicazione e alla socializzazione, e i bambini non fanno differenza. Fin dalla nascita, utilizzano le risorse che hanno a disposizione per comunicare i propri bisogni e le proprie emozioni, anche quando non sono ancora in grado di decodificarli da soli. Ogni comportamento, soprattutto quelli che ci mettono più alla prova, è l’espressione di un bisogno o un tentativo di comunicare uno stato d’animo. Ora, rimani con me. 

    A questo proposito, lo sapevi che io e Miriam Capurso abbiamo scritto un libro dedicato proprio alla comunicazione? In questo libro trovi tutto quello che ti serve sapere su come i bambini comunicano e su come comunicare con loro dalla nascita fino ai 3 anni.

     

     

    La comunicazione gentile si basa sul rispetto reciproco tra genitore e figlio, che consente di instaurare una connessione profonda fondata sull’onestà e l’empatia. In questa relazione, il bambino cresce sentendosi al sicuro e libero di esprimere le proprie emozioni”! 

    La Comunicazione Gentile

    Perchè è importante capire la ragione del morso

    Se mi segui da un po’, sai che ancora prima di parlare di strategie e soluzioni, mi piace soffermarmi su cosa succede nella vita di un bambino in una particolare fase della crescita. Questo perché avere delle conoscenze chiare sugli stadi di sviluppo di un bambino, ci permette di capire cosa stia accadendo, le ragioni di un particolare comportamento e agire di conseguenza. Se capiamo cosa sta accadendo, è più facile trovare una soluzione e supportare il bambino nel modo più appropriato. Non solo, credo che la ragione per cui molti genitori facciano fatica a mantenere la calma davanti ai comportamenti difficili dei propri bambini, sia la sensazione di mancanza di controllo. Non capiamo cosa stia accadendo e non sappiamo che cosa fare. Presi dalla stanchezza e dalle mille direzioni in cui veniamo tirati, finiamo per alzare la voce e perdere la calma.

    Nei prossimi paragrafi, ti racconto le principali ragioni per cui i bambini mordono, a seconda dell’età. Ricorda, la suddivisione è fatta per comodità, ma non deve essere presa alla lettera. Se il tuo bambino ha, per esempio, 13 mesi o 11, potrebbe avere senso leggere sia il primo che il secondo paragrafo. 

    bambino che morde un gioco

    Dalla nascita ai 12 mesi

    I morsi nel primo anno sono forse i più facili da gestire, perché le ragioni sono abbastanza evidenti. Il fatto che non abbiano denti purtroppo non significa che i morsi non facciano mal – quelle gengive sdentate, cosi adorabili quando ridono, sono sorprendentemente forti!
    Ma che cosa spinge un bimbo così piccolo a mordere? Una delle cause più comuni del morso nei bambini sotto un anno è il fastidio causato da un nuovo dentino che sta per spuntare. Le gengive, in questa fase, sono gonfie e dolenti e, per cercare sollievo al prurito e al dolore, il tuo bimbo potrebbe mettere in bocca più oggetti del solito e morderli con forza. Talvolta, potrebbe anche mordere gli adulti. Se invece non noti nessun nuovo dente, la causa del morso potrebbe semplicemente essere il desiderio di esplorazione. La bocca, nel primo anno, permette al tuo bambino di scoprire il mondo e gli oggetti che tocca. Non potendo ancora valutare la propria forza o il dolore che potrebbe causare, il morso accade in modo inconsapevole.

    Dai 12 mesi ai 3 anni

    In questa fase della crescita del tuo bimbo, sono tante le cose che accadono. Inizia a camminare e a dire le prime parole. Ha qualche abilità in più, maggiore consapevolezza e tanta voglia di fare da solo. Soprattutto a partire dai 15 mesi in poi, potresti notare dei nuovi comportamenti aggressivi e delle esplosioni di frustrazione e rabbia, spesso causati dalla difficoltà di fare tutto ciò che vorrebbe, di esprimersi e farsi capire. Oltre a questo, la sua abilità di gestire le proprie emozioni è a malapena sviluppata, e il morso diventa un modo di esprimere quello che prova. Per i bambini sotti ai 2 anni, il desiderio di esplorazione e la curiosità di vedere la reazione degli altri, può essere un’altra causa. Talvolta, anche fame e stanchezza, possono giocare un ruolo importante. 

    bambini più grandi di 3 anni

    Per quanto sia meno comune il morso nei bambini più grandi, può alle volte capitare, soprattutto per quei bambini che hanno ancora difficoltà di linguaggio o nelle gestione delle emozioni. Può per esempio succedere durante il gioco con altri bambini, o essere causato da una crisi emotiva e rivolto ai genitori. Anche in questo caso, il morso esprime una difficoltà emotiva, di socializzazione e talvolta anche di linguaggio. Si tende a volte ad aspettarsi molto dai bambini di 3 o 4 anni, senza rendersi conto che hanno ancora molta strada da fare per imparare a socializzare in maniera positiva. 

    A seguire, trovi tutte le strategie per aiutare il tuo bambino a superare questa fase. 

    Strategie per supportare i bambini che mordono

    La prima cosa importante da fare è mantenere la calma e ricordare che, qualunque sia l’età del tuo bambino e la causa scatenante, sta cercando di comunicare quello che prova e non ha altri mezzi per farlo. Una reazione ferma e controllata, aiuta il bambino a calmarsi a sua volta e a focalizzare la sua attenzione sulle tue parole. 

    Cosa dire

    Evita di sgridare il tuo bambino o di dargli spiegazioni lunghe sul perchè non può mordere. Usa poche parole per spiegare che il morso fa male e focalizzati su quella che pensi sia la causa del morso. Quali abilità ancora non possiede? Non sa come chiedere un gioco? Non ha altri modi per gestire la rabbia? Fa fatica ad aspettare il suo turno? Usa le tue parole per guidarlo ad imparare queste abilità. 

    Cosa fare

    • Per i bambini sotto l’anno, potrebbe essere utile offrire degli oggetti da masticare ed esplorare in sicurezza, in modo da soddisfare quel bisogno forte di mettere tutto in bocca. 
    • Per i bambini più grandi, invece, modella l’interazione che ti aspetti, a seconda dei casi. Ad esempio, nel caso di un gioco che entrambi vogliono, potresti dimostrare come chiederlo. Se il morso accade in un momento di frustrazione, puoi anche riflettere su come l’ambiente e le regole che poni supportino il desiderio innato di esplorazione del tuo bambin. Cerca di utilizzare un linguaggio positivo e di creare occasioni per fare da solo in autonomia

    Se hai trovato questo articolo interessante, e vuoi saperne di più su come gestire i comportamenti aggressivi dei bambini, leggi questo articolo. Se invece hai bisogno di un supporto personalizzato, contattami per una consulenza.

  • Gestire i comportamenti aggressivi dei bambini

    Gestire i comportamenti aggressivi dei bambini

    I comportamenti aggressivi dei bambini, che siano morsi, spinte o sberle sono difficili da gestire per tutti i genitori. Se ti sei trovatə a giustificare un momento di rabbia e aggressività di fronte ad altri genitori o familiari, conosci bene quel senso di imbarazzo e vergogna. Ti potresti essere sentito mortificato e perfino aver messo in dubbio le tue abilità genitoriali. O magari ti è capitato di essere fisicamente aggredito dal tuo bambino durante una crisi emotiva. Qualsiasi sia la situazione, non è mai piacevole.

    Prima di capire perchè questi episodi accadono e come comportarsi, permettimi di rassicurarti: tuə figliə non è un mostro – (ok, va bene se continui a pensarlo per altri motivi, ma almeno togliti il dubbio su questo!). I comportamenti aggressivi sono comuni e normali. Fai un respiro profondo e liberati dall’ansia, se puoi, perchè solo con tanta calma interiore potrai guidare il tuo bambino a socializzare in maniera positiva. 

    In questo articolo ti racconto: 

    • Le cause dell’aggressività dei bambini
    • Cosa fare se il tuo bambino aggredisce un altro
    • Cosa fare se il tuo bambino è aggressivo con te.

    Non solo….

    Non perdere l’ultimo paragrafo per leggere la mia esperienza con Zara e scoprire come mi sono comportata. 

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile.

     In questo articolo ti racconto quali sono le cause più comuni dei comportamenti aggressivi dei bambini e ti consiglio alcune strategie per gestirli in maniera positiva.

    Cosa causa l’aggressività dei bambini

    Per comprendere le radici dei comportamenti aggressivi dei bambini, dobbiamo riflettere per un momento sulle fasi crescita che attraversano nei primi anni (lo so, non riesco a farne a meno, ma è davvero importante!). Si tratta, infatti, di un periodo di sviluppo intensissimo, in cui vengono poste le basi della personalità e il bambino compie i primi passi verso l’indipendenza fisica. In questo periodo, affinchè il tuo bimbo possa interagire in maniera positiva con gli altri, deve iniziare a sviluppare delle abilità importanti. E’ proprio il fatto che non le possiede a causare i momenti di aggressività. Vediamo quali sono:  

    1. La capacità di gestire le proprie emozioni. Un processo luuuuungo che inizia alla nascita e termina attorno ai 25 anni. Il tuo bimbo deve imparare a riconoscerle, dargli un nome, gestirle e dargli sfogo attraverso un comportamento accettabile dalla società. 

    2. Le abilità sociali, ovvero tutto quello che riguarda l’interazione con gli altri. Questo va a braccetto con la comprensione delle norme del vivere in società, ovvero i comportamenti ritenuti accettabili dalla società in cui viviamo. 

    3. La capacità di empatizzare e di mettersi nei panni degli altri. Questa abilità è legata non solo alle emozioni ma ad un particolare processo cognitivo chiamato “Teoria della mente”. Si tratta di un traguardo dello sviluppo del cervello che viene raggiunto di solito non prima dei 4 anni e ci permette di immaginare, nella nostra mente, un punto di vista differente dal nostro. 

    4. Lo sviluppo del linguaggio, che è essenziale per interagire, descrivere ciò che proviamo, negoziare, ecc. 

    5. Il controllo dei propri impulsi, che è a sua volta legato alla consapevolezza di sè, la conoscenza delle regole della società, l’empatia e il linguaggio. 

    Bambina con viso arrabbiato: la rabbia causa spesso i comportamenti aggressivi dei bambini

    Come gestire l’aggressività dei bambini

    Come abbiamo detto, solo quando il tuo bambino svilupperà tutte queste abilità, potrà interagire in maniera positiva e senza aggressività. Nel frattempo, come comportarsi quando aggredisce un altro? il fatto che questi comportamenti siano appropriati alla sua età di sviluppo, non li rende accettabili e il nostro comportamento può davvero fare la differenza. Ti dirò di più: il tuo bambino ha bisogno di te più che mai! 

     

    Cosa fare se il tuo bambino aggredisce un altro

    Il primo passo è comprendere che cosa sta alla base di quel comportamento. Prova a domandarti: durante questa interazione fisica, quale abilità gli è mancata? Come posso aiutarlo a sviluppare questa abilità? Per esempio, nel caso di un bambino che prende un gioco ad un altro, e nel farlo lo spinge, quello che gli manca è la comprensione delle regole della società. Spiega “Ci stava giocando lui, devi aspettare il tuo turno” e suggeriscigli cosa dire: “Volevi chiedergli quel gioco? Gli puoi dire, posso prenderlo?”. Possiamo poi portare la sua attenzione sulle emozioni del bambino “Guarda, piange, poverino” e invitare a riparare “Vuoi dargli un abbraccio?”

    Nell’episodio “Come gestire i momenti di fisicità con gentilezza” trovi altri esempi di come puoi supportare il tuo bambino a sviluppare queste abilità.

    Cosa fare se alza le mani su di te

    Durante una consulenza, un genitore mi hanno raccontato della difficoltà recente che stava attraversando con il suo bimbo. Il momento della nanna era diventato difficile per tutti, a causa delle interazioni fisiche del bimbo con la mamma. E’ probabile che la causa fosse un accumulo di energie durante la giornata a cui il bambino non riusciva a dare sfogo. Un’altra causa probabile, una richiesta di attenzioni e difficoltà a separarsi: con questo comportamento il bambino allungava la routine della nanna e allontanava il momento della separazione. 

    In questi casi, è di nuovo importante lavorare alla radice del problema, creando tanti momenti di condivisione in cui possiamo dedicare tutta la nostra attenzione. Altrettanto importante è dare la possibilità di muoversi quanto più possibile. Infine, comunicare in maniera chiara che questo comportamento non è accettabile, spiegandone le conseguenze. “Vorrei tanto stare con te fino a che non ti addormenti, ma se mi fai male, devo andare via.”

    In conclusione

    Come abbiamo visto, i comportamenti aggressivi dei bambini sono comuni e parte del loro sviluppo. La cosa migliore che tu possa fare per aiutare il tuo bambino in quei momenti è mantenere la calma e focalizzarti su quelle abilità che ancora non possiede. In questo modo, potrai guidarlo con gentilezza e empatia nello sviluppo.

    Approfondisci questo argomento nel corso “Guida alla comunicazione positiva“, dove trovi tante altre strategie su come accompagnare i bambini nello sviluppo di abilità essenziali per interagire in maniera positiva. 

    Mi ero quasi dimenticata che…

    Vi avevo promesso che vi avrei raccontato di un’interazione poco gentile che ha protagonista la mia bambina, Zara, attorno ai 18 mesi. Eravamo al parco e stavamo giocando serenamente sul prato, quando è arrivata una sua amichetta che aveva portato alcuni suoi giochi da casa. Una di queste era una macchinina rossa, che Zara ha subito adocchiato. Dopo aver cercato di prenderla un paio di volte senza successo, ha cominciato ad innervosirsi, fino a spaventare l’altra che, d’istinto ha cercato di allontanarsi. Zara, con una mossa felina, l’ha letteralmente placcata, messa a terra e, senza pietà, le ha morsicato la schiena, lasciandole un livido blu da paura. Tutto questo sotto gli occhi inorriditi della mamma e allibiti, i miei. 

    Come ho reagito

    Dopo aver gridato un NOOOOO istintivo ed essermi scusata con la mamma e la bambina, ho preso in braccio Zara e ci siamo allontanate. Le ho detto “Amore, i morsi fanno male. Mordiamo solo le cose da mangiare, non le persone”. Ci siamo poi riavvicinate e le ho fatto vedere la bambina che piangeva “Guarda, piange, le hai fatto tanto male.” Le ho poi chiesto come voleva riparare “Cosa possiamo fare per farla stare meglio? Le chiediamo se vuole un abbraccio?” Zara ha annuito e le ho chiesto se voleva una coccola da Zara, che – giustamente- ha rifiutato. Ho di nuovo chiesto scusa alla bambina e alla mamma, che fortunatamente è stata molto comprensiva. Nei giorni successivi, le ho ricordato ancora l’episodio e il fatto che i morsi fanno molto male. Per fortuna, non è più capitato. 

  • Educare Senza Minacciare: è possibile?

    Educare Senza Minacciare: è possibile?

    E’ possibile educare senza minacciare? Te lo racconto in questo articolo. (Super spoiler, la risposta è si, e ti spiego anche come costruire un rapporto basato sul rispetto con il metodo Montessori).

    Foto dell'autrice, Raffaella Rossi, consulente Montessori e del sonno infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile.

    In questo articolo parlo di disciplina senza minacce. La parte preferita del mio lavoro è aiutare i genitori con strategie concrete

    Alzi la mano chi non ricorda almeno una minaccia ricevuta dai propri genitori durante l’infanzia. Frasi come «Se non metti a posto, butto via tutti i tuoi giochi!» oppure «Guarda che ti lasciamo qui!» erano, e purtroppo sono ancora oggi, talmente comuni che spesso non ci si ferma nemmeno a metterle in discussione.

    Recentemente ho pubblicato un reel sul mio account Instagram (seguimi, per una versione breve di consigli e strategie), invitando a riflettere sulla minaccia di lasciare un bambino al parco quando non vuole andare via. Questo non è il primo dei metodi educativi più o meno tradizionali che critico. 

    Basta dare un’occhiata ai numerosi commenti e visualizzazioni per capire quante persone abbiano subito questo tipo di minaccia o la usino ancora oggi per comunicare con i propri bambini. Se da un lato alcuni hanno trovato la mia posizione un po’ estrema (del tipo “il bambino non subisce un trauma, quindi qual è il problema?”), per altri è stato evidente quanto le minacce rappresentino una forma di comunicazione aggressiva e potenzialmente dannosa.  

     

    Ma facciamo un passo indietro: educare senza minacciare è possibile, quindi perché così tante persone continuano a ricorrere a questo metodo?

    Perché minacciamo i bambini?

    Come anticipato, facciamo un passo indietro. Nessun genitore prova piacere a minacciare i propri figli e, anzi, la maggior parte di noi ne farebbe volentieri a meno. Perché, allora, ci ritroviamo a farlo? Vediamo alcune motivazioni: 

    1. Difficoltà nel comunicare. Molti genitori mi raccontano, durante le consulenze private, che le minacce rappresentano l’ultimo disperato tentativo di farsi ascoltare, quando ogni altro metodo sembra aver fallito. Frasi come: «Qualsiasi cosa dica, non mi ascolta», sono comuni e rivelano un senso di frustrazione che spesso accompagna questi momenti.

    2. Abitudine. I nostri genitori hanno fatto così, gli zii pure, i le nonne anche e tutti dicono che siamo cresciuti bene lo stesso (e se lo dicono loro). 

    3. Ricerca di una soluzione rapida ed efficace. Sei in ritardo, devi lasciare il parco per andare a preparare la cena  e la minaccia sembra il modo più veloce di ottenere il risultato sperato. 

    Ma ai genitori piace minacciare? 

     

    La maggior parte dei genitori ne farebbe a meno

    Non è una scelta di cui i genitori vanno fieri, e anzi, spesso rimane un retrogusto amaro dopo aver minacciato o alzato la voce. Si ha la sensazione di aver fallito, di aver perso la calma e, soprattutto, di non essere riusciti a comunicare davvero con il proprio bambino. Ma quando si è stanchi, stressati o semplicemente esauriti dalle continue sfide quotidiane, ci si aggrappa a qualsiasi risorsa pur di ripristinare un minimo di ordine o di far rispettare una regola.

    È importante riconoscere che questi momenti non definiscono chi siamo e il nostro valore come genitori. E’ possibile invece farli diventare un punto di forza e di sprono per riflettere su come fare meglio la prossima volta. Educare senza minacce è possibile, ma richiede uno sforzo da parte nostra di mettersi in discussione e imparare strumenti differenti. 

     

    L’effetto delle minacce sui bambini

    Anche se nessun genitore vorrebbe spaventare il proprio bambino, le minacce lavorano effettivamente sul livello della paura. Quando diciamo al nostro bimbo “Allora, ciao! Io me ne vado” non vogliamo sicuramente insinuare il dubbio nel nostro bambino che lo vogliamo abbandonare. Allo stesso tempo, le nostre parole devono far paura per essere efficaci e raggiungere l’obiettivo di farci seguire. In qualche modo, stiamo suggerendo la possibilità che, se non fa quello che vogliamo, potremmo abbandonarlo. Se la minaccia viene utilizzata in diversi contesti, rischia di diventare un pattern di comportamento che  spinge a compiacere per ottenere l’amore degli altri. 

    Cosa succede, invece, quando il nostro bambino capisce che si tratta di una minaccia a vuoto? Le nostre parole iniziano a perdere di efficacia e credibilità, e farsi ascoltare dai nostri bambini, diventa ogni giorno più difficile. 

    mamma e bambino si tengono per mano

    Cosa fare se non vuoi usare le minacce

    Arrivati a questo punto, ti starai chiedendo quali metodi alternativi tu possa usare per educare senza minacce. Ecco alcune strategie semplici che ti aiuteranno a costruire un rapporto basato sulla fiducia e il rispetto reciproco.  

    OFFRI DELLE SCELTE LIMITATE

    Dare ai bambini la possibilità di scegliere tra due opzioni accettabili può farli sentire più in controllo, riducendo la resistenza. Ad esempio, invece di dire “Metti a posto i tuoi giocattoli o li butto via”, potresti dire “Vuoi mettere a posto prima i lego o le macchinine?”. Questo li aiuta a prendere decisioni e li coinvolge nel processo di prendersi cura dei propri spazi, rendendo più probabile che collaborino. Nel caso del parco, potremmo chiedere: “Quale ultima attività vuoi fare prima di andare: l’altalena o lo scivolo?” 

    UTILIZZA IL GIOCO E L’EMPATIA

    Trasformare un’attività noiosa o difficile in un gioco può motivare i bambini a partecipare volontariamente. Per esempio, stai cercando di convincere il tuo bambino a vestirsi per uscire di casa, ridere insieme e farsi il solletico potrebbe essere più efficace di minacciarlo di non portarlo più al parco o di non dargli qualcosa che gli avevi promesso. 

    RIMANI FEDELE ALLE TUE PAROLE

    Se dici al tuo bimbo “Ora andiamo via” ma dopo mezzora sei ancora l’, il tuo bambino impara che, se insiste, piange o continua a giocare, non andrete via. Non ti sta manipolando, ma impara il collegamento tra un’azione e la sua conseguenza. Assicurati che le tue regole non siano delle richieste, ma delle azioni. Se vuoi andare via dal parco e il tuo bambino non vuole, puoi offrire la scelta di camminare da solo o di portarlo in braccio, e agire in base alla sua risposta. 

    Se vuoi approfondire questo tema e vorresti saperne di più di come comunicare in maniera efficace e positiva con il tuo bambino, ti consiglio il corso “Guida alla comunicazione positiva” 

  • Il Metodo Montessori: Parti da Qui

    Il Metodo Montessori: Parti da Qui

    Se non conosci ancora il metodo Montessori, che tu sia un insegnante o un genitore, questo articolo è un ottimo punto di partenza per scoprire l’approccio educativo introdotto dalla Dottoressa Maria Montessori agli inizi del ‘900. I suoi studi e le sue riflessioni, tutti sviluppati attraverso ore di lavoro a diretto contatto con i bambini, furono innovativi al tempo. Hanno rivoluzionato completamente l’educazione nella prima infanzia, rivendicando l’importanza dei primi anni nello sviluppo di ogni essere umano e cambiato il modo di vedere i bambino e forzato gli adulti a riflettere sul loro modo di interagire con i bambini. 

    In questo articolo, oltre ad una breve introduzione sulla vita di Maria Montessori (una curiosità: lo sapevi che è conosciuta di più all’estero che in Italia?), ti racconto tutti i principi più importanti per capire il metodo Montessori

    • Gli ideali su cui si basa il metodo – poche persone hanno creduto così tanto nel genere umano come lei
    • I due fattori che influenzano la crescita dei bambini: l’ambiente e l’adulto
    •  I principi più importanti del metodo Montessori: fiducia nel bambino, indipendenza e libertà. 

     

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile.

    Mi sono innamorata del Metodo Montessori nel 2016 e da allora non ho mai smesso di studiare e condividerlo. 

    La vita di Maria montessori

    Non possiamo non soffermarci per un attimo sulla fondatrice del metodo, Maria Montessori. La sua storia è tanto affascinante quanto sorprendente, sia per il percorso intrapreso che per la passione con cui si è dedicata senza sosta alla diffusione del suo approccio e la formazione di nuovi insegnanti. Fin dall’inizio la studiosa si distingue per le sue scelte anti-conformiste e intraprende un percorso di studi al tempo riservato agli uomini, ottenendo una laurea in Medicina e la specializzazione in Neuropsichiatria infantile. 

    Dopo tante ore di lavoro a diretto contatto con i bambini, Maria Montessori rivaluta completamente l’importanza dell’educazione nella società. I bambini di oggi saranno gli adulti di domani e  rappresentano, per questo, una speranza per un futuro migliore. L’educazione ci offre l’occasione di portare un cambiamento positivo nel mondo

    Montessori per i genitori

     

    Qualche anno fa ho scritto un libro sul Metodo Montessori, lo sapevi? Lo trovi qui.

    Che cosa amo del metodo Montessori

    Uno degli aspetti che più ho amato fin dall’inizio del metodo Montessori è che si basa su una profonda fiducia negli esseri umani. Ogni bambino, ogni persona, nelle condizioni giuste può sviluppare il proprio potenziale, che è immenso. Perché questo accada, servono le condizioni giuste. Innanzitutto, un ambiente positivo, che supporta i bisogni del bambino, gli dia la possibilità di nutrire il proprio desiderio di esplorazione. In secondo luogo, un adulto consapevole e attento, capace di guidare il bambino con gentilezza e fermezza nel percorso di crescita. 

    Tieni a mente questi tre elementi, il bambino, l’ambiente e l’adulto, perché sono fondamentali per capire al meglio il metodo Montessori.

    Il potenziale dell’uomo

    Uno degli aspetti che più ho amato fin dall’inizio del metodo Montessori è che si basa su una profonda fiducia negli esseri umani. Ogni bambino, ogni persona, nelle condizioni giuste può sviluppare il proprio potenziale, che è immenso. Perché questo accada, servono le condizioni giuste. Innanzitutto, un ambiente positivo, che supporta i bisogni del bambino, gli dia la possibilità di nutrire il proprio desiderio di esplorazione. In secondo luogo, un adulto consapevole e attento, capace di guidare il bambino con gentilezza e fermezza nel percorso di crescita. 

    Tieni a mente questi tre elementi, il bambino, l’ambiente e l’adulto, perché sono fondamentali per capire al meglio il metodo Montessori.

    “Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità”

     

    Il bambino, l’ambiente e l’adulto: il triangolo montessori

    Maria Montessori, nei suoi numerosi libri e scritti, ha delineato tre elementi essenziali che plasmano la crescita e lo sviluppo di ogni individuo nei primi sei anni di vita: l’adulto, il bambino stesso e l’ambiente che lo circonda. L’interazione tra questi tre elementi determina quello che ne sarà dei bambini e la possibilità che possano sviluppare il loro immenso potenziale. 

    Nei primi sei anni, i bambini imparano principalmente attraverso l’interazione fisica con l’ambiente e in maniera pratica. Per questo motivo nelle classi Montessori gli insegnanti dedicano molto tempo alla preparazione fisica dell’ambiente.

    Il materiale didattico, da solo, non compie alcuna magia se non è offerto da un adulto che rispetta le scelte del bambino e comprende le sue necessità. Questa interazione è ancora più importante quando l’ambiente è quello della famiglia e gli adulti sono i genitori. 

    Trovo questo aspetto meraviglioso, perchè mette i bambini e gli adulti sullo stesso piano. 

    L’importanza dei primi sei anni

    Maria Montessori è tra le prime ricercatrici a riconoscere l’importanza dei primi sei anni di vita sullo sviluppo dei bambini e la necessità di avviare il processo educativo dalla nascita. Il suo instancabile lavoro di studio e osservazione è servito a dimostrare come la mente di un bambino e quella di un adulto siano fondamentalmente diverse nelle modalità di apprendimento e di interazione con il mondo esterno.

    I bambini hanno l’incredibile capacità di assorbire tutto ciò che l’ambiente esterno ha da offrire senza alcuno sforzo e di apprendere attraverso l’interazione diretta con l’ambiente. Poiché i bambini assorbono tutto ciò che viene loro presentato, è essenziale che l’ambiente e gli adulti in esso siano in grado di rispondere prontamente e correttamente ai loro bisogni. Come abbiamo visto, solo con le condizioni adatte, i bambini svilupperanno il loro potenziale unico.

    I principi del metodo Montessori

    Gli aspetti che caratterizzano il metodo Montessori e lo rendono un approccio educativo davvero unico, sono tanti. Ho scelto qui quelli che secondo me sono i più significativi e che possono aiutare tantissimo i genitori nel lavoro di ogni giorno. A seguire ti parlo di: 

    • Avere fiducia nei confronti del bambino
    • Supportare la sua indipendenza 
    • L’importanza di dare libertà e limiti

    La fiducia nel bambino

    I bambini sono guidati da un impulso interiore e dal desiderio di imparare e crescere che li guida senza sforzo verso le esperienze di cui il loro naturale sviluppo ha bisogno. Il metodo Montessori incoraggia gli adulti a rispettare, ascoltare e dare ai bambini la possibilità di impegnarsi in attività significative per loro. 

    Una citazione di Maria Montessori dice “Segui il bambino, lui sa“, mette in risalto come sia importante supportare la voglia di esplorare e fare di ogni bambino, mostrando fiducia nelle loro capacità. Questo permette di promuovere la loro spinta ad apprendere e crescere, supportando la curiosità e il desiderio di esplorazione.

    Un bambino che gioca con la scatola di permanenza, un attivita del metodo Montessori


    L’importanza dell’Indipendenza

    Durante i primi sei anni i bambini si sforzano di raggiungere l’indipendenza fisica ed è compito degli adulti sostenere questo bisogno. Se hai un bambino piccolo a casa, chissà quante volte lo avrai visto arrabbiarsi quando cerchi di fare qualcosa al posto suo. 

    Quando hanno la possibilità di fare le cose da soli, i bambini si dimostrano incredibilmente capaci e tenaci. Il metodo Montessori ci incoraggia a guardare i bambini come individui capaci e sostiene il loro bisogno di indipendenza. 

    Per scoprire come supportare l’indipendenza del tuo bambino leggi questo articolo

    Libertà e limiti

    La libertà all’interno di limiti è uno dei principi più importanti e fraintesi del metodo Montessori, così come la disciplina e le regole date ai bambini sono temi particolarmente controversi della genitorialità e dell’educazione. 

    L’obiettivo di Maria Montessori era ridurre ed eliminare i vincoli superflui imposti ai bambini e sottrarli alle continue aspettative degli adulti, sostituendo la nozione di controllo esercitato dagli adulti con quella di guida. La libertà non corrisponde a una totale mancanza di regole, ma piuttosto a un equilibrio tra un ambiente eccessivamente strutturato, in cui il bambino è completamente soggetto alla volontà dell’adulto, e un ambiente caotico e senza regole.

    Puoi approfondire il tema della disciplina nel metodo Montessori in questo articolo. 

  • Non Chiamare il tuo Bambino Cattivo

    Non Chiamare il tuo Bambino Cattivo

    L’espressione “bambino cattivo” è spesso utilizzata nel linguaggio comune per rimproverare i bambini. Molti di noi sono così abituati a usarla e sentirla che non probabilmente non ci facciamo nemmeno caso. Tuttavia, il fatto che un’espressione sia ampiamente diffusa non significa che sia corretta o positiva. ANZI, proprio quando un certo tipo di linguaggio o interazione diventa comune, è importante riflettere se rispecchia davvero i nostri valori e se la stiamo usando solo per convenzione sociale o per abitudine.

    In questo articolo trovi: 

    • Una riflessione sugli effetti di questa espressione sull’autostima del tuo bambino
    • Gli effetti che ha sul suo comportamento
    • 3 valide alternative che puoi iniziare ad usare subito
    Raffaella Rossi Consulente Montessori e Sonno Infantile

    Sono Raffaella Rossi, Consulente Montessori e del Sonno Infantile. 

    Ti aiuto a creare un rapporto di fiducia e rispetto con i tuoi bambini, grazie alla Genitorialità Gentile e il Metodo Montessori.

    Contattami per una consulenza per iniziare il percorso di crescita insieme. 

    Perchè ti sconsiglio di usare etichette negative come “bambino cattivo”

    Che cosa sono le “etichette”? Torna indietro alla tua infanzia, e prova a ricordare se qualcuno ti abbia mai chiamato timido, quando non volevi salutare la Zia Maria che non avevi mai conosciuto prima, o testardo, per aver deciso di aver deciso di non mangiare quel piatto che proprio non ti piaceva. Scorri ora veloce all’età adulta, e pensa a quelle espressioni generiche che ci si scambia all’interno della coppia nei momenti di rabbia o frustrazione: “Non fai mai questo…!” o “Fai sempre così..!” e a quanto siano fastidiose e ingiuste. Nessuno è sempre una cosa o un’altra, siamo esseri umani fatti di tante sfumature. Il problema di usare spesso espressioni così definitive con i bambini è che finiscono per identificarsi con quella descrizione, che arriva per di più dalle persone più importanti della loro vita. 

    Gli effetti negativi sulla sua autostima

    Nei primi anni, la relazione che i bambini instaurano con noi genitori è fondamentale da tanti punti di vista, soprattutto per la costruzione della loro personalità. È attraverso le tue parole e le tue interazioni che il tuo bambino crea l’immagine di sé che lo accompagnerà per tutta la vita. Quando un bambino viene ripetutamente descritto in maniera negativa, con parole come “cattivo” o altre espressioni offensive, finirà per definire se stesso all’interno di questi confini. Questo processo avviene in modo inconscio e, col tempo, mina la stima che il bambino ha di sé. Se vuoi saperne di più su come supportare l’autostima del tuo bambino, non perdere questo articolo. 

    Come influenza il suo comportamento

    La visione che il tuo bambino ha di se stesso influenza profondamente il suo comportamento. Ogni giorno, attraverso le tue parole e azioni, tuo figlio impara a capire quali sono le tue aspettative nei suoi confronti. Se viene costantemente descritto come un “bambino cattivo,” inizierà a credere che questa sia la sua identità. Questo non solo danneggia la sua autostima, ma lo incentiva anche a perpetuare quei comportamenti indesiderati che vorresti evitare. In sostanza, le tue parole possono diventare una sorta di profezia che si autoavvera, consolidando in lui un’immagine negativa di sé e spingendolo a comportarsi di conseguenza. 

    Che cosa impara

    L’uso costante del rimprovero per affrontare comportamenti inappropriati limita le opportunità del tuo bambino di apprendere cosa dovrebbe fare al loro posto. Ad esempio, se il tuo bambino butta un bicchiere a terra, rompendolo e bagnando il pavimento, il rimprovero focalizza la sua attenzione solo sul fatto che ha sbagliato e sulla tua reazione negativa. Al contrario, un approccio che si concentri su ciò che il bambino può imparare dall’errore lo aiuta a sviluppare nuove abilità e una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni. 

    bambino cattivo

    Una valida alternativa

    • Ci sono molti modi di comunicare in maniera positiva e senza usare alcuna etichetta, simile a quella “Bambino cattivo”. Vediamo alcune: 
    • Cerca di evitare qualsiasi giudizio che riguardi la sua personalità e la sua persona, e concentrati invece sul comportamento, descrivendolo utilizzando toni neutri. Ad esempio, se noti un interazione poco gentile con un altro bambino, invece di chiamare il tuo bambino cattivo, puoi descrivere quanto è successo. “I morsi fanno male” oppure “Gli hai fatto male, guarda come piange”.
    • Concentrati su comportamento che ritieni adeguato e su quello che può fare. In questo modo, gli offri degli strumenti pratici  per affrontare la situazione in maniera differente la volta successiva. Ad esempio, quando rompe qualcosa, potresti ricordare che è importante maneggiare gli oggetti con cura e mostrare come rimettere in ordine. In questo modo, un errore si trasforma un un’occasione per imparare. Nel caso del morso, potresti  suggerire un comportamento positivo, come aspettare il proprio turno per prendere un gioco oppure chiedere prima di prendere qualcosa. 
    • Infine, è possibile anche notare i progressi fatti dal nostro bimbo, per esempio dicendogli “Hai avuto tanta pazienza ad aspettare il tuo turno!” , lodando la nuova capacità acquisita. 

    Hai difficoltà a trovare il linguaggio adeguato per farti ascoltare e e guidare il tuo bambino in maniera efficace? Scopri la nostra “Guida alla comunicazione positiva“, che contiene tante altre strategie per navigare ogni situazione sfidante con il tuo bambino. 

  • Togliere il Pannolino con il Metodo Montessori

    Togliere il Pannolino con il Metodo Montessori

     

    Il momento di togliere il pannolino è spesso causa di preoccupazione per i genitori, sia per le sfide che può comportare sia perché comprendere quando iniziare, come interagire e affrontare le difficoltà non è sempre intuitivo. Molti corsi e guide disponibili si concentrano sulla promessa di liberarsi del pannolino in pochi giorni e su cosa sia necessario fare per raggiungere questo obiettivo. La differenza fondamentale del metodo Montessori rispetto ad altri approcci è che supporta il bambino in maniera graduale nell’apprendere tutte le abilità che gli servono per usare il vasino in maniera autonoma

    In questo articolo trovi tutto quello che ti serve sapere per iniziare il processo di spannolinamento: 

    Come iniziare

    Cosa ti viene in mente quando pensi allo spannolinamento? E’ probabile che la prima cosa che ti viene in mente è il momento fatidico in cui ti libererai dei pannolini. Niente più immondizia puzzolente, per chi usa i pannolini usa e getta, e un po’ di lavatrici in meno, per chi utilizza i lavabili. In realtà, c’è molto di più, ed è importante rifletterci per capire come supportare il tuo bambino in quello che è, a tutti gli effetti, un processo e non un traguardo. 

    Per capire quali abilità il tuo bambino deve sviluppare per togliere il pannolino, prova a visualizzare tutto quello che fai quando vai in bagno. Prima di tutto, ti rendi conto di averne bisogno e devi riconoscere lo stimolo fisico al momento giusto. Poi devi spostarti verso il bagno, abbassare i pantaloni e le mutande, piegarti e sederti sul water. Devi comandare il rilascio dei tuoi bisogni, talvolta avendo la pazienza di aspettare, prendere la carta igienica e così via. Pensa a quante competenze il tuo bimbo deve sviluppare per arrivare a quel traguardo finale, ed è proprio da queste che devi partire. Vediamo come, nei paragrafi successivi. 

    Autonomia fisica

    I genitori spesso mi chiedono quando sia il momento più opportuno per “insegnare” al bambino a vestirsi da solo. La mia risposta è “il prima possibile“, ma con una postilla: non hai bisogno di insegnare loro nulla. Quando sono piccolissimi, coinvolgili nel processo raccontandogli cosa stai facendo. Non appena iniziano a comprendere delle istruzioni semplici- di solito accade attorno ai 7-8 mesi), incoraggiali a contribuire (per esempio dicendogli “Metti la mano nella manica” , mentre gli infili la maglietta). Ad un certo punto, arriverà quel momento che fa paura a tanti genitori: quello del “faccio tutto io”. Il tuo bambino piccolo, mostrerà il desiderio di fare ogni cosa da solo. Se da un lato questa fase può rendere il nostro lavoro di genitori più complicato, è anche un’occasione da non perdere per dargli la possibilità di imparare. Se vuoi saperne di più di come supportare il tuo bambino ad imparare a vestirsi da solo, leggi questo articolo

    La consapevolezza del corpo

    Un altro obiettivo che il metodo Montessori si pone ben prima di arrivare a togliere il pannolino, è quello di guidare il bambino nel sviluppare consapevolezza dei bisogni del proprio corpo. La fame, la sete e il freddo sono esigenze fisiche che il corpo comunica attraverso segnali che i bambini devono imparare a interpretare e a riconoscere, così come il bisogno di fare la pipì. Questo processo di consapevolezza è lungo e inizia fin dalla nascita

    Incoraggiare i bambini a prendersi cura autonomamente di sé stessi, ad esprimere verbalmente ciò che stanno sperimentando e ad agire di conseguenza, contribuisce in modo significativo al loro processo di auto-conoscenza.

    La Preparazione fisica

    Infine, affinchè un bambino sia pronto a rinunciare al pannolino, il suo corpo deve aver raggiunto alcune tappe dello sviluppo fondamentali, come il controllo dei propri sfinteri e l’aumento della capacità della vescica. Questi cambiamenti avvengono in maniera diversa per ogni bambino, di solito tra i dodici mesi e i tre anni, anche se per la maggior dei bambini non vengono raggiunti fino ai due anni. Sono di solito associati ad alcuni segnali per esempio il pannolino che rimane asciutto per periodi più lunghi.

    Grazie al metodo Montessori è possibile supportare con gentilezza ogni bambino nel processo di autonomia fisica e togliere il pannolino con serenità. 

    lattante che si guarda allo specchio

    Il corso “Dal pannolino al vasino” è una guida completa per accompagnare te e il tuo bimbo nel percorso di spannolinamento. 

  • Casa a Misura di Bambino: Spazi per il gattonamento in stile Montessori

    Casa a Misura di Bambino: Spazi per il gattonamento in stile Montessori

    Ogni bambino segue un percorso di sviluppo unico e imprevedibile. Anche trascorrendo tanto tempo con loro, non possiamo sapere con certezza quando inizieranno a gattonare o diranno la loro prima parola. Per esempio, la nostra piccola Baby Z, ha iniziato a cercare con ostinazione di mettersi in piedi già al settimo mese, senza mostrare alcun interesse per il movimento a quattro zampe. Eravamo convinti che avrebbe saltato questa fase completamente, ma poi, poco dopo aver imparato a stare in piedi da sola, si è lanciata in avanti e ha cominciato a gattonare. Da quel momento, creare una casa a misura di bambino è diventata una priorità, per permetterle di esercitare questa nuova abilità con libertà e sicurezza.

    In questo articolo ti racconto: 

    • Come abbiamo approcciato il cambiamento
    • Quali cambiamenti ci hanno permesso di rendere gli spazi sicuri 
    • Come il nostro comportamento sia cambiato da quando ha iniziato a gattonare. 

    In che modo il metodo Montessori mi ha aiutata

    Nonostante avessimo già pensato alla necessità di mettere la casa in sicurezza, la sua improvvisa mobilità ci ha comunque colto di sorpresa. Improvvisamente ci siamo ritrovati a ripetere in continuazione: “Non toccare!”. In quel momento, i miei studi sul metodo Montessori si sono rivelati preziosissimi, aiutandomi a preparare un ambiente che fosse adatto non solo a noi, ma anche a lei. L’ambiente preparato, tanto caro a Maria Montessori, è uno spazio che: 

    • si adatta alle necessità dei bambini, oltre che degli adulti
    • si evolve assieme alla famiglia e alla crescita dei bambini
    • supporta il bisogno di esplorazione dei bambini
    A seguire condivido con te alcune strategie che per noi sono state essenziali. 

    Valuta i rischi

    Quando i bambini iniziano a gattonare, il primo pensiero dei genitori è, giustamente, rivolto alla sicurezza. Tuttavia, quando parliamo di esplorazione, la sicurezza non dovrebbe essere l’unico aspetto da considerare. Invece di concentrarci esclusivamente sull’eliminare i pericoli, potremmo riflettere su quali rischi siano troppo grandi in questo momento e quali, invece, possiamo permettere loro di affrontare. Il nostro obiettivo è proteggere i bambini senza sminuire il loro naturale desiderio di esplorare il mondo. L’idea è quella di modificare lo spazio in modo da non dover continuamente dir loro di no o interrompere la loro esplorazione. Rendere la casa a misura di bambino permette loro di mettere alla prova le abilità fisiche, muoversi, toccare, ma anche sperimentare liberamente, senza la nostra costante intrusione.

    semplifica la casa

    Una delle prime cose che notiamo quando i bambini iniziano a gattonare e a diventare mobili è il caos che riescono a creare! Baby Z, ad esempio, adora svuotare ogni cosa. Quando si trova davanti a un cassetto, uno scaffale o qualsiasi superficie, afferra gli oggetti e li lancia dietro di sé. Mi rendo conto che questo comportamento non sia l’ideale, ma la sua determinazione è difficile da controllare in questa fase. Dato che è ancora troppo piccola per comprendere le regole, per controllare i propri impulsi e capire le conseguenze delle proprie azioni, abbiamo deciso di rimuovere tutti gli oggetti troppo pesanti o fragili, che potrebbero farle male o rompersi. Successivamente, abbiamo ridotto il numero di oggetti alla sua portata. Ad esempio, invece di lasciare dieci libri sullo scaffale basso della libreria, ne lasciamo solo cinque, così non diventa troppo faticoso rimettere tutto a posto.

    bambina che svuota i libri dallo scaffale di una libreria. Un ambiente a misura di bambino supporta la loro esplorazione in sicurezza

    Non dimenticare le routine e le regole

    Oltre a riflettere sull’ambiente, è importante anche prendere in considerazione la nostra interazione con i bambini. La nostra guida è necessaria per aiutarli a comprendere quali comportamenti siano accettabili o meno. Allo stesso tempo, è importante ragionare su quali regole siano appropriate al livello di sviluppo e di comprensione dei bambini che abbiamo davanti. Nel caso di un* bambin* di 10 mesi, l’unica soluzione per evitare che tocchi un oggetto o lo metta in bocca, è quello di toglierlo di mezzo. Un ambiente a misura di bambino tiene conto anche della loro consapevolezza

    Per tutto quello che invece non possiamo eliminare, si possono creare delle semplici parole chiave e dei gesti che piano piano li aiuteranno a comprendere quali sono le nostre aspettative. Per esempio, ogni volta che Baby Z mette in bocca qualcosa che non dovrebbe, le diciamo “Fuori dalla bocca” e gentilmente allontaniamo la sua mano. Con lo stesso principio, ogni volta che lei ha finito di svuotare una superfice, le mostriamo come metterla a posto. 

    tieni sotto controllo le tue paure

    Infine, un altro aspetto particolarmente importante quando si parla di bambini in movimento, sin dal momento in cui iniziano a gattonare, è quello delle nostre reazioni. Le cadute, botte, graffi e quant’altro sono inevitabili e in qualche modo utili, perché aiutano i bambini a comprendere i propri limiti fisici, la loro forza, le proprietà dei materiali, ecc e anche a valutare il rischio in autonomia. In questa fase della loro crescita, i bambini ci usano come punto di riferimento per interpretare il mondo. Per questo, una reazione di forte spavento da parte nostra, diventerà loro molto velocemente. Mantenere la calma invece, pur senza sminuire le loro emozioni, li aiuta riprendere controllo e ripartire più velocemente. 

    Se vuoi portare il metodo Montessori a casa e creare degli spazi a misura del tuo bambino, che lo supportano al meglio nella sua crescita, non perdere il video corso “Creare un ambiente a misura di bambino“. 

  • Attività Montessori 3 – 6 mesi

    Attività Montessori 3 – 6 mesi

    Guardando le fotografie di Baby-Z quando era appena nata, sembra incredibile che siano già trascorsi 8 mesi. Nel corso di questo periodo, il suo viso è cambiato moltissimo, così come le sue esigenze, abilità e le nostre abitudini quotidiane. I primi tre mesi li ricordo come una sequenza di infinite poppate, complicati tentativi di uscire di casa e cambi di pannolino incessanti. Non posso dimenticare i primi sorrisi, le coccole dolcissime e i lunghi sonnellini di entrambe durante il giorno. A partire dai tre mesi, ha iniziato ad essere molto più sveglia durante il giorno, manifestando un vivo interesse per il mondo circostante e dedicandosi alla scoperta delle sue manine. I bambini cambiano molto rapidamente ed per questo importante continuare a riflettere sulle routine e introdurre attività adatte al loro sviluppo.

    In questo articolo trovi: 

    • Una guida per capire come gioca il tuo bambino in questa fase
    • Idee pratiche per stimolare l’esplorazione del tuo bambino 
    • Esempi di attività Montessori 3 – 6 mesi 
    neonata che ride

    Come giocano i neonati tra i 3 e i 6 mesi

    Per scegliere le attività più adatte, il metodo Montessori parte dagli interessi e le esigenze del bambino. Sia le attività che proponiamo, che le nostre aspettative, devono essere adeguate alle abilità del momento, ricordando che non possiamo aspettarci ore e ore di gioco, soprattutto indipendente. Per Zara, il gioco indipendente durava al massimo qualche minuto, ma amava farsi portare in giro per la casa da uno di noi. Questo periodo è, dal mio punto di vista, molto particolare perché i bambini vorrebbero fare molto di più di quello che il loro corpo gli concede e, alcuni di loro, attraversano un periodo di pianti intenso. E’ inoltre importante tenere a mente che i bambini hanno ancora bisogno di dormire molto e che limitare gli stimoli offerti, facendo attenzione alle luci artificiali e i rumori di sottofondo, può supportare il rilassamento e aiutare a riposare meglio. 

    Gli adulti: il gioco più interessante

    Prima ancora di scoprire quali siano le attività Montessori adatte nellai fase tra i 3 e i 6 mesi, è bene ricordare che, così come nei primissimi mesi di vita, gli adulti importanti continuano ad essere al centro delle attenzioni. Non c’è nulla che li renda più felici della ricezione di attenzioni da parte degli adulti significativi. Cantare e chiacchierare sono un modo eccellente per stimolare lo sviluppo del linguaggio. Puoi inoltre coinvolgere il tuo bambino nelle tue attività quotidiane, raccontandogli quello che stai facendo e magari portarlo con te usando una fascia o un marsupio. 

    Il tummy time

    Il tummy time continua ad essere importante, sebbene non tutti i bambini lo amino. Trovare nuovi stimoli e modi di catturare la loro attenzione può aiutare a prolungare un pochino il tempo passato a pancia in giù e a renderlo più piacevole. Per esempio potresti utilizzare uno specchio da posizionare davanti al tuo bimbo, o delle piante per catturare la sua attenzione. Lo specchio è sicuramente una delle attività Montessori 3 – 6 più conosciuta. 

    Per stimolare il movimento, posiziona degli oggetti in diversi punti, in modo da invogliare il tuo bimbo a raggiungerli. Non troppo distanti però, per evitare di causare frustrazione o che il tuo bimbo non li veda: ricordati che la sua vista non è ancora completamente sviluppata. Utilizzando un 

    Allo stesso modo, dei libri cartonati con colori vivaci possono stimolare il suo interesse e stimolare il tuo bimbo ad alzarsi sulle braccia per vedere meglio. 

    bambina che fa tummy Time

    La scoperta delle mani

    Gli oggetti che fanno rumore cominciano a diventare estremamente interessanti, via libera quindi a sonagli ma anche piccoli contenitori ben chiusi riempiti di oggetti di diverso tipo (lenticchie, riso, monetine, acqua, ecc).

    La scoperta delle mani spinge i bambini ad iniziare ad interagire in maniera più intenzionale con l’ambiente circostante. Possiamo supportare questo bisogno offrendo degli oggetti da afferrare, come degli anelli di legno intrecciati o di metallo, dei giochi attaccati alla palestrina. 

    Infine, una delle attività Montessori dai 3 ai 6 mesi più conosciute sono le giostrine Munari, da appendere alla palestrina. Questi giochi bellissimi supportano le abilità manuali e visive del bambino, senza sovraccaricarlo di stimoli. 

    Segui la mia pagina Instagram per altre idee di attività Montessori dai 3 ai 6 mesi.