bambino che piange

Non Chiamare il tuo Bambino Cattivo

L’espressione “bambino cattivo” è spesso utilizzata nel linguaggio comune per rimproverare i bambini. Molti di noi sono così abituati a usarla e sentirla che sembra normale e innocua.

Tuttavia, il fatto che un’espressione sia ampiamente diffusa non significa che sia corretta o positiva. Anzi, proprio quando un certo tipo di linguaggio o interazione diventa comune, è importante riflettere se rispecchia davvero i nostri valori e se la stiamo usando solo per convenzione sociale o per abitudine.

L'autostima del tuo bambino

Nei primi anni, la relazione che i bambini instaurano con noi genitori è fondamentale da tanti punti di vista, soprattutto per la costruzione della loro personalità. È attraverso le tue parole e le tue interazioni che il tuo bambino crea l’immagine di sé che lo accompagnerà per tutta la vita. Quando un bambino viene ripetutamente descritto in maniera negativa, con parole come “cattivo” o altre espressioni offensive, finirà per definire se stesso all’interno di questi confini. Questo processo avviene in modo inconscio e, col tempo, mina la stima che il bambino ha di sé. Se vuoi saperne di più su come supportare l’autostima del tuo bambino, non perdere questo articolo. 

Come influenza il suo comportamento

La visione che il tuo bambino ha di se stesso influenza profondamente il suo comportamento. Ogni giorno, attraverso le tue parole e azioni, tuo figlio impara a capire quali sono le tue aspettative nei suoi confronti. Se viene costantemente descritto come un “bambino cattivo,” inizierà a credere che questa sia la sua identità. Questo non solo danneggia la sua autostima, ma lo incentiva anche a perpetuare quei comportamenti indesiderati che vorresti evitare. In sostanza, le tue parole possono diventare una sorta di profezia che si autoavvera, consolidando in lui un’immagine negativa di sé e spingendolo a comportarsi di conseguenza. 

bambino cattivo

Che cosa impara

L’uso costante del rimprovero per affrontare comportamenti inappropriati limita le opportunità del tuo bambino di apprendere cosa dovrebbe fare al loro posto. Ad esempio, se il tuo bambino butta un bicchiere a terra, rompendolo e bagnando il pavimento, il rimprovero focalizza la sua attenzione solo sul fatto che ha sbagliato e sulla tua reazione negativa. Al contrario, un approccio che si concentri su ciò che il bambino può imparare dall’errore lo aiuta a sviluppare nuove abilità e una maggiore consapevolezza delle conseguenze delle sue azioni. 

Una valida alternativa

L’alternativa al chiamare i bambino cattivi è evitare qualsiasi giudizio che riguardi la sua personalità e la sua persona, e concentrarsi invece sul comportamento, descrivendolo utilizzando toni neutri. Ad esempio, se noti un interazione poco gentile con un altro bambino, invece di chiamare il tuo bambino cattivo, puoi descrivere quanto è successo. “I morsi fanno male” oppure “Gli hai fatto male, guarda come piange”.

E’ altrettanto importante fornire al bambino degli strumenti pratici  per affrontare la situazione in maniera differente la volta successiva. As esempio, quando rompe qualcosa, potresti spiegare perché è importante maneggiare gli oggetti con cura e come pulire il disordine che ha creato. In questo modo, trasformi un momento di errore in un’opportunità di crescita e apprendimento, rafforzando la fiducia e l’autostima del tuo bambino. Nel caso del morso, puoi invece suggerire un comportamento positivo come aspettare il proprio turno per prendere un gioco oppure chiedere prima di prendere qualcosa. 

Infine, è possibile anche notare i progressi fatti dal nostro bimbo, per esempio dicendogli “Hai avuto tanta pazienza ad aspettare il tuo turno!” , lodando la nuova capacità acquisita. 

Hai difficoltà a trovare il linguaggio adeguato per farti ascoltare e e guidare il tuo bambino in maniera efficace? Scopri la nostra “Guida alla comunicazione positiva“, che contiene tante altre strategie per navigare ogni situazione sfidante con il tuo bambino.