Quanto volte ci siamo ritrovati a cercare di consolare un bambino in lacrime? Che si tratti di una caduta, un gioco rotto, un dolce negato o qualsiasi altro motivo che porti alle lacrime, le emozioni dei bambini spesso esplodono con grande intensità, lasciandoci in dubbio su come reagire. Il nostro istinto, ci porta a voler intervenire per far passare il loro dolore e farli sentire meglio il prima possibile. Se da un lato è normale intervenire per consolare i nostri bimbi in difficoltà, è importante riflettere sul modo in cui interagiamo, le nostre motivazioni reali e il linguaggio che utilizziamo. Consolare è una cosa, cercare, anche in maniera inconsapevole di reprimere le loro emozioni, è cosa ben diversa.
Le frasi più comuni e il loro significato
Il linguaggio e le parole che utilizziamo sono un mezzo potentissimo, eppure, senza nemmeno rendercene conto, utilizziamo spesso frasi che non ci appartengono e che ripetiamo solo per abitudine. E’ questo il caso dell’interazione con i bambini che è spesso guidata da una forte dose di emotività e influenzata dal tipo di comunicazione che i nostri adulti importanti hanno utilizzato con noi quando eravamo bambini. Come ho già ripetuto diverse volte, l’approccio parentale Montessoriano, richiede una forte dose di umiltà, auto critica e capacità di riflessione da parte dell’adulto, a cominciare dalle parole scelte per comunicare con i bambini. Ricordiamo infatti, che nei primi se anni i bambini assorbono senza filtro il mondo che li circonda, e le parole che utilizziamo vanno a diventare parte del loro essere.
Su, su non è niente
Una degli approcci più comuni usati dagli adulti, soprattutto quando un bambino si è fatto male, è di dirgli che non è successo nulla di grave e non hanno motivo di piangere. Anche se l’intento è positivo, ovvero di calmare le emozioni che stanno provando in quel momento, in realtà si finisce per passare un messaggio molto diverso. “Non è niente” significa letteralmente “stai piangendo per nessuna ragione”. Pensiamoci bene, e ribaltiamo la situazione come se la conversazione stesse avvenendo tra due adulti. Siamo appena stati lasciati dal nostro partner e un amico cerca di consolarci dicendoci e ribaltiamo la situazione che non abbiamo motivo di piangere e che è tutto a posto. Vi farebbe piacere? Vi sarebbe d’aiuto? Anche quando la ragione del loro pianto è per noi non valida, è evidentemente sufficiente per loro e hanno diritto di lasciare andare quello che sentono.
Smettila di piangere
Riflettiamo un momento, per quale motivo davanti ad uno scoppio di emozioni reagiamo cercando di domarle e farle spegnere il prima possibile? Dietro al nostro “Smettila di piangere” si nasconde spesso una sensazione di disagio davanti ad espressioni intense di emozioni. Questa reazione istintiva il più delle volte si collega alla nostra infanzia e alle reazioni di fastidio o imbarazzo che gli adulti importanti hanno avuto nei nostri confronti. In qualche modo, ci è stato insegnato che esprimere ciò che proviamo, è sbagliato. Allo stesso modo, ora che tocca a noi, ripetiamo lo stesso comportamento perché è l’unico che abbiamo imparato.
Se vogliamo crescere una generazione di adulti che non ha vergogna di farsi vedere vulnerabili dagli altri, dobbiamo smettere di dire ai bambini di non piangere e lasciarli liberi di esprimersi nel modo in cui hanno bisogno.
calmati
Avevo la pessima abitudine di dire al mio compagno “Calmati” quando si arrabbiava per qualche motivo, ma ho smesso velocemente quando mi sono resa conto di quanto lo mandasse ancora più su di giri. Se c’è, infatti, una frase che non aiuta a calmarsi, è proprio questa, probabilmente perché si tratta di un tentativo di controllare le emozioni che un’altra persona sta provando. Per esperienza personale, la maggior parte delle persone, non ama essere controllata e tantomeno essere detta come sentirsi.
Le frasi da dire
Prima ancora di parlare, ricordati che le emozioni che i bambini davanti a te stanno provando, sono loro esclusivamente e non tue. La crisi è loro, non tua. Fai un respiro profondo e, se puoi, cerca di non farti investire dal vulcano in eruzione che hai davanti.
Io credo che con adulti e bambini, l’empatia sia uno degli approcci più efficaci. Nel particolare caso dei bambini, cerco di evitare qualsiasi giudizio e mi limito a descrivere quanto vedo: “Sei caduto e ti sei fatto male” “Volevi restare al parco di più e sei molto deluso” o perfino con un neonato:”non vuoi cambiare il pannolino e sei arrabbiato”. Questo approccio non solo li aiuta a focalizzarsi sul motivo che ha scatenato la loro reazione ma gli dimostra anche che l’adulto comprende perché abbiano reagito in un certo modo. Ci permette infine di dare un nome all’emozione che stanno provando, gettando le basi per una sana competenza emotiva.
e poi?
E poi ricordiamoci che non è il nostro compito di adulti risolvere tutti i problemi dei bambini. Possiamo invece offrire la nostra presenza, ascoltarli, consolarli, abbracciarli e aiutarli ad imparare a gestire le emozioni in maniera salutare. Le emozioni non sono né positive né negative, e sono inevitabile. La nostra reazione invece, può essere piano piano controllata. Tutti ci arrabbiamo, ma non tutti lanciamo gli oggetti per la casa o alziamo la voce con chi ci sta vicino. Tutti piangiamo, ma quando le lacrime sono finite, possiamo affrontare la situazione con mente lucida. Con qualche minima attenzione al linguaggio che utilizziamo, possiamo guidare i bambini nel navigare le loro emozioni e aiutarli a reagire in maniera sana ad ogni situazione.
[…] cattivi, sono abilità che il bambino non ha ancora acquisito (auto-controllo, abilità sociali e empatia). Oltre a punire il bambino per il semplice fatto di essere bambino, con il time-out […]
[…] il bambino, infine, significa anche creare uno spazio sicuro in cui possano esprimere le loro emozioni, pensieri e la loro creatività. Essere supportati da adulti che accettano le loro emozioni e li […]
[…] mi sorge spontanea…è davvero possibile evitare i tantrum (se proprio vogliamo chiamarli così) completamente? Possiamo in qualche modo trovare la ricetta perfetta per la genitorialità? Esiste […]
[…] andando ad influenzare negativamente la loro capacità di interazione, di apprendimento e il loro benessere emotivo e […]
[…] dei bambini. Noi adulti abbiamo spesso delle aspettative molto alte verso il comportamento e le reazioni emotive dei bambini. Ricordiamoci sempre che il cervello di un bambino sotto i sei anni è molto immaturo. […]
[…] Attraverso questo approccio parentale l’adulto impara a riconoscere le necessità dei bambini e a rispondere prontamente ai loro bisogni. Crescendo in un ambiente che valorizza la loro unicità, circondati da adulti che li rispettano e supportano con gentilezza, i bambini sviluppano un’immagine positiva di sé. Questo porta, di conseguenza, benessere emotivo e mentale. […]
[…] forte spavento da parte nostra, diventerà loro molto velocemente. Mantenere la calma invece, pur senza sminuire le loro emozioni, li aiuta riprendere controllo e ripartire più […]
[…] La capacità di gestire le proprie emozioni. Un processo luuuuungo che inizia alla nascita e termina attorno ai 25 anni. Il tuo bimbo deve […]